Le donne dell’università si rivolgono alle First Ladies degli otto Paesi più potenti al mondo. E chiedono solidarietà. Come? Rinunciando a venire all’Aquila in occasione del prossimo G8 in programma nel capoluogo abruzzese dall’8 al 10 luglio.
“Siamo profondamente indignate, come donne impegnate nel mondo dell’università e della cultura, per il modo in cui il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, tratta le donne sulla scena pubblica e privata. Non ci riferiamo solo alle vicende relazionali del premier, che trascendono la sfera personale e assumono un significato pubblico, ma soprattutto alle modalità di reclutamento del personale politico e ai comportamenti e discorsi sessisti che delegittimano con perversa e ilare sistematicità la presenza femminile sulla scena sociale e istituzionale”. È quanto si legge nell’appello inviato alle “prime donne” affinché non vengano al G8 in segno di solidarietà con le donne italiane, offese dagli atteggiamenti e dai comportamenti sessisti di Berlusconi e di chi gli sta intorno”.
E continua: “In soli quattro giorni l’appello è stato firmato da circa duecento donne del mondo dell’università. A queste, si sono aggiunte e stanno continuando ad aggiungersi centinaia di adesioni da donne e uomini anche al di fuori dell’ambiente accademico. Questi comportamenti, gravi sul piano morale, civile, culturale, minano la dignità delle donne e incidono negativamente sui percorsi di autonomia e affermazione femminili. Il controllo – prosegue la nota – che Berlusconi esercita sulla grande maggioranza dei media italiani, in spregio a ogni regola democratica, limita pesantemente le possibilità di esprimere dissenso e critica. Risulta difficile, quindi, far emergere l’insofferenza di tante donne che non si riconoscono nell’immagine femminile trasmessa dal premier e da chi gli sta intorno. Come cittadine italiane, europee e del mondo, rivolgiamo un appello alle First Ladies dei paesi coinvolti nel prossimo G 8 dell’Aquila perché disertino l’appuntamento italiano, per affermare con forza che la delegittimazione della donna in un paese offende e colpisce le donne di tutti i paesi”.
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