Federica, studentessa coraggiosa: «Abbiamo fatto chiudere l'università di Rotterdam»

TREVISO – «Così noi italiani abbiamo fatto pressione sull’Università di Rotterdam perché chiudesse». A Rotterdam l’emergenza coronavirus è arrivata a passo felpato. Con lentezza e in ritardo. Federica Petronelli, 21 anni, trevigiana, racconta come un gruppo di studenti italiani grazie alle notizie che provenivano da casa e all’azione drastica del Governo italiano sia riuscito ad influire sulle decisioni dell’Università.

«In Olanda stanno sottovalutando la gravità della situazione. Nessuno usa la mascherina. Lunedì ci è stato chiesto di presentarci per gli esami: eravamo in mille in uno stanzone. Una follia. Appena terminato lo scritto ho chiesto di parlare con i piani alti». Federica vive in Olanda da tre anni. Qui studia alla International Business Administration alla Rotterdam School of Management. «Al responsabile del Management ho espresso i miei dubbi, confermati dalle perplessità degli impiegati dell’università. È incredibile. A Rotterdam siamo perfettamente in grado di mettere in pratica immediatamente lo smart working e lo studio a distanza. Perché non farlo allora?». La sua richiesta viene girata al responsabile della Task force anti coronavirus. «Qui altri 20 minuti di colloquio, da cui ho avuto un responso positivo, più rassicurante. E tuttavia mi è stato spiegato che non si ravvisava ancora la necessità di chiudere».

Federica allora scrive un whatsapp a tutti i suoi compagni di studi. Decidono di chiedere di parlare tutti insieme con i rappresentanti dell’Università. Parallelamente altri studenti avviano una petizione sulla piattaforma www.change.com. «Siamo infine stati ricevuti da Adri Meijdam, executive director della Rotterdam school of Management. Eravamo un gruppo di dieci studenti italiani in prevalenza, insieme a tedeschi, serbi e bosniaci. Ci ha spiegato che pur capendo la gravità della situazione non poteva scavalcare il Governo. Due ore dopo il nostro incontro, però, è arrivata la decisione di sospendere tutti i corsi». La petizione nel frattempo aveva raccolto 2500 firme in poche ore. «Ci sono messaggi di genitori da tutto il mondo: da Hong Kong agli Stati Uniti. Famiglie in pena per i figli». Ora Federica è a Francoforte. Prossimo scalo: Venezia. «L’Italia sta dando un esempio straordinario di compattezza e rigore».

ilgazzettino

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Coronavirus, 100mila studenti italiani all’estero: da Erasmus all’università in Usa, 10 cose da sapere per fronteggiare l’emergenza

Next Article

Coronavirus, Boris Johnson attacca le università inglesi che fermano le lezioni: ‘Create un danno, rispettate le indicazioni del governo’

Related Posts