Scettici, puntigliosi fact-checker, pluralisti, disposti a cambiare idea e vaccinati contro le bufale: gli internauti italiani secondo una nuova indagine anglo-americana
Secondo l’ulitmo studio dell’Università di Oxford e della Michigan State University gli internauti italiani sono i meno creduloni e non si lasciano facilmente trasportare dalla disinformazione online. Oltre il 61% di loro verifica ‘spesso’ (42.5%) o ‘molto spesso’ (18,8%) l’accuratezza delle notizie. Segue la classifica la Spagna con il 58%; i meno scettici sono i tedeschi: soltanto il 35,3% di loro controlla ‘spesso’ o ‘molto spesso’ la veridicità delle notizie”. La puntigliosità degli italiani emerge anche da un altro dato: “Ben il 19,6% di loro, percentuale più alta tra i Paesi sondati, sostiene di imbattersi spesso, su Internet, in informazioni sbagliate. E solo il 5.1% dichiara di non averle mai trovate” osserva Dutton. “Anche in questo caso dall’altra parte dello spettro stanno i tedeschi: solo il 9,6% di loro incontra spesso falsità e ben il 14% dice di non trovarne mai”.
10 regole per riconoscerle:
Evitare estensioni strane. Diffidate di siti che terminano con ”lo”, come Newslo. Di solito mischiano informazioni accurate con notizie false, a volte per fare satira. Anche i siti che hanno estensione .com.co sono sospetti. Di solito la versione fake di siti di news legittimi.
Controllare altre fonti. Se vedete una storia che vi sembra incredibile o scioccante, meglio controllare se altre fonti accreditate la riportano. Ispezionate i siti dei giornali noti e se non c’è traccia del cosiddetto scoop cominciate a insospettirvi.
Chi è l’autore dell’articolo? Ha firmato altri pezzi? Ha un profilo Twitter o Facebook o LinkedIn? Se non trovate nulla è probabile che si tratti di uno pseudonimo e quindi, spesso, di un articolo non veritiero.
Siti sospetti. Se un sito vi insospettisce andate a leggere la sezione “about us” o controllate se esiste su Wikipedia o se viene menzionato in altri contesti.
Attenzione ai blog. Alcuni siti rispettati e autorevoli (come Forbes e BuzzFeed) permettono ai blogger di pubblicare commenti. Ma questi articoli non passano al setaccio del controllo editoriale, pertanto potrebbero contenere falsità.
Siti amatoriali. Se la grafica e il layout del sito non sembra professionale e se i titoli sono gridati e scritti tutti in maiuscolo, diffidate.
La data è importante. Controllate quando il fatto narrato è davvero accaduto, magari con una veloce ricerca online. A volte si spacciano per nuove notizie vecchie che, in un contesto diverso, assumono tutto un altro significato.
Non fermatevi alle apparenze. Spesso ci si sofferma solo al titolo-bomba, che si condivide immediatamente. Meglio però leggere tutto l’articolo. A volte ci si accorge che il testo non ha nulla a che fare con il titolo o che la storia è chiaramente falsa perché non esistono prove a sostenerla.
Immagini dubbie. È facile scambiare una foto per un’altra. Basta sostenere che sia stata scattata a un dato evento quando invece appartiene a tutt’altro contesto. Per verificare le immagini potete usare Google o altri siti come TinEye.
La regola più importante. Pensa prima di condividere. Chi scrive bufale conta proprio sull’impulso degli utenti. Spesso i titoli causano rabbia e indignazione, sono studiati per questo, per fare leva sulla pancia di chi legge. È importante non fare il gioco dei produttori di bufale.
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