Energia del mareuna sfida per il futuro

Si chiama Iswec e, molto probabilmente questo nome non vi dirà nulla. Eppure l’Inertial Sea Wave Energy Converter è un ambizioso progetto del Politecnico di Torino che, superata la fase di prototipizzazione ancora in corso, sarà in grado di produrre energia pulita, sfruttando il moto del mare.

Si chiama Iswec e, molto probabilmente, questo nome non vi dirà nulla. Eppure l’Inertial Sea Wave Energy Converter è un ambizioso progetto del Politecnico di Torino che, superata la fase di prototipizzazione ancora in corso, sarà in grado di produrre energia pulita, sfruttando il moto del mare.
In questo specifico il Mediterraneo che, benché sia un bacino chiuso, possiede alcuni punti con onde rilevanti, come per esempio il Canale di Sicilia. Una tecnologia che l’Italia ha “importato” dagli scozzesi, che già negli anni settanta cominciarono a studiare modelli per la generazione di elettricità dal movimento dell’acqua di mare, e che oggi apre nuove prospettive per la produzione di energia da fonte rinnovabile.
La soluzione adottata dal team di ricerca guidato dalla professoressa Giuliana Mattiazzo, docente del Dipartimento di Meccanica, rispetto alle tradizionali fonti ‘verdi’ ha la possibilità infatti di sfruttare aree molto grandi (si pensi all’estensione del mare) con bassissimo impatto ambientale.
A quanto pare, però, sul mare hanno messo le mani, o meglio gli strumenti, anche gli studiosi del Dipartimento di Ricerca energetica e ambientale dell’Università di Palermo che recentemente, con un investimento di quasi mezzo milione di euro (di cui 239.250 finanziati dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito del fondo per i progetti innovativi e le energie rinnovabili) hanno presentato Impetus. In questo caso l’acronimo è più semplice: Idrogeno marino per energie terrestri utilizzabili e sostenibili.  Di cosa si tratta?
Nuovamente di un progetto che sfrutta il moto ondoso, ma stavolta per sviluppare un ciclo di produzione di energia alternativa e rinnovabile. Impetus, che sarà interamente realizzato a Trapani, intende infatti sviluppare un sistema di produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno, gas da utilizzare come fonte di rifornimento per un autobus ad idrogeno per il trasporto pubblico.
Edoardo Massimi

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