Emergency Exit, un docufilm sui giovani emigrati

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C’è chi se ne è andato, fa il pescivendolo e guadagna 4mila euro al mese. Soldi da mettere da parte per un master. E c’è chi ha lasciato l’Italia e ora insegna Lettere a Parigi. C’è anche chi è finito dalla padella nella brace, andando in Spagna. L’Italia continua a mandare via i suoi giovani? Esiste una ‘uscita di emergenza’?

‘Emergency Exit’ è un documentario dedicato alle storie dei giovani italiani che sono emigrati all’estero.
Nell’aprile 2013, il lavoro sarà al completo. Il progetto è stato finanziato tramite una campagna di crowdfunding su Indiegogo.

Brunella ha viaggiato in molte città europee, per intervistare giovani che hanno dovuto spostarsi all’estero, per trovare lavoro. A Vienna, ha incontrato Anna, 26 anni, di Bari. Lavora come veterinaria presso la clinica di un’Università austriaca.
“L’Italia mi ha costretto ad andarmene e questo non glielo perdonerò mai. Non c’è molta attenzione per i giovani, è un paese di vecchi, dove troppe risorse sono state investite per i vecchi. Loro non sono un problema per la nostra società ma il futuro siamo noi e questo Paese costringe i giovani a troppe cose. Anche ad andare via”, ha detto.
A Tenerife, c’è Nicola, docente di italiano presso l’Università, che dopo la crisi italiana sta soffrendo anche quella spagnola, ben più grave della nostra. In Norvegia, Brunella ha incontrato Marco, pescivendolo in un mercato. Guadagna 4mila euro netti al mese, con contributi pagati grazie alla sua conoscenza delle lingue, che gli consente di interagire con i turisti.
Ha diritto alla pensione e a sgravi fiscali e riesce a mettere da parte soldi e a investire per un futuro master.
A Parigi, c’è Milena, insegnante di Lettere all’Università, che ha detto: “A un certo punto ho capito che non bastava aver conseguito la laurea e dottorato in Italia per poter insegnare; qui invece esiste un concorso nazionale. La differenza con il sistema italiano è abissale. Non devo ringraziare nessuno per questo posto”.
AZ

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