Elezioni Università di Milano, Gian Luigi Gatta a Corriereuniv: “Mi sono candidato per il cambiamento ma non ci sono riuscito”

Il prof. di diritto penale era arrivato secondo nella corsa elettorale. “Non escludo in futuro di mettermi a disposizipone dell’Ateneo. Anche a ricandidarmi in futuro”

La corsa elettorale per il nuovo rettore dell’Università degli Studi di Milano è diventata un ballottaggio dopo un primo turno in cui la prof.ssa Marina Brambilla, già favorita, ha ottenuto 1380 voti arrivando prima rispetto i suoi due competitor, il prof. Gian Luigi Gatta e il prof. Luca Solari. Gatta, docente di diritto penale e già direttore del dipartimento di Scienze Giuridiche, ha deciso di ritirarsi.

Lei è arrivato secondo al primo turno, perchè ha deciso di rinunciare alla corsa per il rettorato?

Perchè al secondo turno serve la maggioranza dei voti espressi, raggiunta già al primo turno dalla prof.ssa Brambilla, che ha ottenuto 1380 voti, 626  più di me che ne ho presi 754. Non c’è tempo di recuperare questo gap visto che il secondo turno sarebbe stato il 10 aprile. L’unica possibilità sarebbe stata rappresentata, forse, da una coalizione di programma, nel segno della discontinuità, con il prof. Solari, arrivato terzo con 545 voti. Senonché il prof. Solari, con il quale ho a lungo parlato, non ha condiviso la mia proposta di fare squadra insieme e fronte comune, nel segno della discontinuità. La somma dei voti presi da me e dal prof. Solari al primo tutto rappresenta la maggioranza tra il personale docente e il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario. La prof.ssa Brambilla ha ottenuto la maggioranza complessiva dei voti, al primo turno, solo grazie al risultato migliore del nostro che ha conseguito tra gli studenti. Purtroppo, l’unica possibilità di far prevalere al secondo turno o al ballottaggio un candidato di discontinuità non è stata colta. Mi dispiace.

Cosa non ha convinto il prof. Solari a mettere insieme le forze dato che avevate insieme la maggioranza dei voti?

E’ una domanda da fare a lui, più che a me. A me spiace solo che si sia persa una opportunità per cambiare i volti delle persone alla guida dell’Ateneo. Quello davvero nuovo, tra i candidati in corsa, sarebbe stato a ben vedere il mio, perché non ho avuto alcun ruolo nell’amministrazione centrale: la prof.ssa Brambilla è prorettrice, il prof. Solari è presidente della Fondazione dell’Ateneo e della Scuola di Giornalismo, due cariche che dipendono da una nomina della governance. Mi sono candidato per favorire l’alternanza nella governance e il cambiamento. Non ci sono riuscito perché la maggioranza dei voti si è espressa a favore di una attuale prorettrice. Col mio ritiro si va al ballottaggio tra una settimana. Altrimenti la partita si sarebbe chiusa dopodomani. L’esito penso non sarà diverso, ma quando sei lungo la banchina è inutile correre se capisci che non puoi arrivare a prendere un treno perché lo vedi in lontananza che è già partito, no? 

Quali sono i principali problemi della Statale che il prossimo Rettore dovrà affrontare?

Sono tanti e molti si sono aggravati e accumulati per effetto di scelte o di mancate scelte della governance uscente. La nostra amministrazione dovrebbe essere riorganizzata in modo efficiente: abbiamo gravi carenze di organico, ci sono difetti di comunicazione interna, sovrapposizioni di competenze, procedure complesse e lente. Non reggiamo il passo di altre università concorrenti. La burocrazia ci opprime e non riusciamo a fare al meglio didattica e ricerca. Non è poco. Poi ci sono progetti di rinnovamento delle infrastrutture che aspettano da tempo di essere realizzati. A MIND dopo sei anni dall’approvazione del trasferimento c’è ancora e solo un campo, nessuna ruspa. L’ho detto e fatto vedere a tutto l’Ateneo con una foto scattata da me in questi giorni. MIND avrebbe dovuto essere il primo e centrale tema di questa campagna elettorale: un progetto da quasi 500 milioni di euro che è in ritardo, dal quale dipende l’innovazione dell’Ateneo e il rilancio della ricerca in area scientifica. Città Studi è per lo più a pezzi, come una vecchia struttura in via di dismissione. Ma è così da anni e anni. Per partire con MIND serviranno tra due o tre anni 33 milioni di euro l’anno per costi di gestione (lievitati nel frattempo con l’inflazione): bisogna trovare queste risorse che non abbiamo ora a bilancio. Bisogna vendere (bene) parte del patrimonio immobiliare. Bisogna riorganizzare Città Studi e il trasferimento di molti dipartimenti. Bisogna trovare aule per gli studenti di medicina che mangiano sulle scale, al Policlinico, o per quelli di via Festa del Perdono che seguono anche le mie lezioni seduti in corridoio perché non si entra in aula. Bisogna trovare soluzioni per trasferire il personale dagli uffici amministrativi di via S. Antonio e i nostri dentisti dalla sede del San Paolo in Via Beldiletto: i contratti di affitto sono stati disdetti e non sanno ancora dove andranno alla fine dell’anno. Bisognerà ristrutturare e gestire il Saini per la Scuola di Scienze Motorie. Bisognerà trovare nuove residenze per gli studenti. Devo andare avanti o è sufficiente? 

Ha dichiarato che non c’è una reale volontà di cambiare, è così?

In questi anni, e durante la campagna elettorale, ho raccolto un diffuso malcontento: tra i docenti, tra il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, tra gli studenti e i dottorandi di ricerca. I problemi dell’Ateneo sono evidenti e condivisi nella nostra comunità. Logica vuole, a me pare, che se il giudizio su una amministrazione uscente che lascia così tanti problemi aperti è prevalentemente negativo, allora bisogna favorire un cambiamento alla guida dell’Ateneo. Non avremmo dubbi a ragionare così nell’elezione di un sindaco o nell’elezione diretta del premier, se e quando dovesse essere introdotta. La rielezione del Rettore è impedita dalla legge. Quella di un prorettore no. Ma il prorettore è parte di un governo, come un assessore: ne condivide le responsabilità, i meriti e i demeriti. Se l’Ateneo vota ora a maggioranza per l’elezione di una prorettrice, espressione e parte della governance uscente, a me pare che non ci sia una reale volontà di cambiare. O no? E allora delle due l’una: o il malcontento diffuso non è reale o è esagerato nella sua espressione, oppure è reale, ma si preferisce mantenere lo status quo. Molti, nelle dinamiche accademiche, preferiscono appoggiare il candidato della governance uscente perché ha più probabilità di vincere e non vogliono salire su un cavallo che possa risultare perdente e perdere contatto e continuità con chi ha un potere decisionale capace di incidere sulle piccole e grandi cose della vita accademica. Non le nascondo che c’è, tra i professori e i direttori di dipartimento, chi mi ha fatto con disarmante onestà questo ragionamento, nei mesi scorsi. Ci sono interi dipartimenti in cui non sono riuscito a raccogliere una firma a sostegno della presentazione della mia candidatura proprio e solo per questo. Ho preso applausi, sorrisi, strette di mano, nelle presentazioni. Ma nessuna o poche firme, in alcuni dipartimenti, per la paura di esporsi, anche con il proprio direttore di dipartimento. Questa si chiama paura di cambiare. E se lo dico, ora, è per far riflettere l’università: se non restiamo noi un luogo di pensiero libero, attento agli interessi superiori e non ai nostri, di bottega, come possiamo contribuire al progresso del Paese e alla formazione delle nuove generazioni? 

Se il prossimo rettore dovesse chiamarla parteciperebbe al governo dell’Ateneo?

In questo momento le dico di no, senza alcuna remora, anche per non alimentare dubbi sulla natura incondizionata del mio ritiro, che è d’altra parte frutto di un mancato accordo e non di un accordo. Non escludo però, in un futuro, di mettermi ancora a disposizione dell’Ateneo, per spirito di servizio, e anche di ricandidarmi come Rettore. Molte delle oltre mille persone che mi hanno votato me lo stanno già chiedendo in queste ore. Ed è per me una gratificante manifestazione di stima da parte della comunità accademica alla quale appartengo e per la quale lavoro. Ho 49 anni, ero il candidato più giovane e avrò ancora più di vent’anni di lavoro in Statale e per la Statale. 

LEGGI ANCHE:

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

L'Università si ferma per il bando Maeci: raffica di scioperi e manifestazioni in tutta Italia

Next Article

Valditara su scuole chiuse: "Lavoriamo per lo stop alle lezioni nelle feste non ufficiali"

Related Posts