Economia sociale e carrotmob. Make a change

In questi ultimi anni si sta affermando sempre con maggiore stabiità l’imprenditoria sociale. Profitto e sostenibilità ambientale e sociale si combinano in modo armonioso ed efficace.

In questi ultimi anni si sta affermando sempre con maggiore stabiità l’imprenditoria sociale. Profitto e sostenibilità ambientale e sociale si combinano in modo armonioso ed efficace, garantendo crescita economica e migiorando le condizioni d vita dell’uomo. La società economica non presenta una visione manichea, tra chi sceglie un percorso professionale all’insegna del “dio profitto”  e chi si pone come alternativa sociale completamente fuori dalle logiche del mercato. Parola dell’economia sociale che nei paesi anglosassoni ha già una sua esistenza consolidata e da noi stenta ad emergere: “

Non si tratta di associazione non profit- ci spiega Andrea Rapaccini, esperto di organizzazione aziendale e change management e co-fondatore di Make a Change, movimento per lo sviluppo del social business, nato nel 2009, con la mission di veicolare un’economia dal volto umano, in cui profitto individuale e fatturato aziendale non entrano in collisione.

“E’ dimostrato a livello nazionale e internazionale- dichiara Rapaccini- che le imprese sociali, rappresentano un settore in crescita, registrando una maggiore stabilità e permanenza nel mercato rispetto alle società profit”.

Ma  che cosa si intende esattamente per impresa sociale? Nell’immaginario collettivo si tende a sovrapporla con il volontariato, ma la sua struttura è completamente diversa. I dipendenti vengono pagati, come in ogni azienda di capitali, l’impresa possiede un proprio modello di business, la differenza risiede nella finalità sociale dell’azienda (beni o servizi  destinati a categorie svantaggiate o beni e servizi prodotti da categorie svantaggiate) e nella gestione del fatturato.

Per legge, il fatturato di un’economia sociale deve essere reinvestito nell’azienda e non si può attuare la distribuzione degli utili (altre normative europee consentono un margine del 20% di distribuzione degli utili).  “Fare profitto” non è un’azione né da idolatrare, né da rinnegare, poiché è alla base dell’economia e del mercato del lavoro, ma è bene che si svolga in termini etici e non  meramente speculativi.

“La risposta alla crisi economica attuale non si riscontra nella ripresa dei consumi- sostiene il nostro interlocutore, ma nel riequilibrare il reddito tra le persone. E’ importante  instillare nei giovani i semi di un nuovo approccio all’economia, in cui responsabilizzazione sociale e realizzazione personale si fondono naturalmente.

Reduce da un incontro con gli studenti delle Università di Reggio Calabria e di Palermo sulla creazione di imprese attente al sociale, Rapaccini, ha diffuso tra gli studenti,  il metodo “carrotmob” (la folla della carota, evocando il vecchio adagio del bastone e della carota), come stimolo propulsivo, ideato da un gruppo di giovani imprenditori californiani di San Francisco: proporre ai negozi una sorta di gara “sociale”, proponendo un patto sostenibile, la cui filosofia socio-economica, si può riassumere nel seguente quesito da rivolgere agli esercenti: “Se riusciamo a portarvi, un numero considerevolmente alto di consumatori, quale percentuale del ricavato degli acquisti, sarà investita nell’acquisto di un bene/ servizio a impatto ambientale zero?”

Ecco dunque, compito degli “imprenditori carrotmob ”, tramite il web 3.0, riunire  masse critiche di consumatori che, nell’ottica di un’azione di consumo con finalità etiche, non dubita nel dirigersi verso il negozio o impresa, suggerita.

Favorire l’acquisto di beni non inquinanti, l’assunzione di persone con disabilità , produrre beni/servizi che contribuiscono all’equilibrio e al benessere del pianeta e delle persone, non rappresentano atti di beneficenza, ma indici di civismo e di pari opportunità  in senso lato, sfruttando il potenziale di ogni individuo nella sua singolarità e diversità.

Il quinto potere del quarto settore? Probabilmente avveniristico slogan, ma una via per gli imprenditori del domani.

Amanda Coccetti

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