Dimensionamento scolastico, doccia fredda per le Regioni: bocciati i ricorsi di Toscana, Emilia-Romagna e Puglia

La Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi presentati contro l’accorpamento delle dirigenze scolastiche deciso dal Governo nel 2022. Per i giudici della suprema corte la competenza resta quella dello Stato.

Doccia fredda per le Regioni sul taglio delle classi. La Corte costituzionale ha rigettato i ricorsi di Toscana, Emilia-Romagna e Puglia, che avevano impugnato, lamentandone l’incidenza sul dimensionamento della rete scolastica di competenza delle Regioni, varie disposizioni della legge 29 dicembre 2022, n. 197, relative al procedimento di definizione e distribuzione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, nonché alla ridefinizione delle istituzioni scolastiche autonome anche in riferimento alla diminuzione degli alunni in conseguenza del calo demografico.

La Corte costituzionale ha bocciato i ricorsi ritenendo che, pur realizzandosi una interferenza con la competenza regionale concorrente nella materia della istruzione, siano prevalenti le competenze statali riguardanti l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato – venendo in rilievo personale statale-, le norme generali sull’istruzione, il coordinamento della finanza pubblica.

Del resto, la normativa statale non richiede alle Regioni la chiusura di plessi scolastici quale conseguenza della determinazione del contingente organico dei dirigenti scolastici. In relazione alla sola impugnazione regionale che chiedeva l’introduzione di una intesa al fine del riparto delle risorse del fondo di cui all’art. 1, comma 558, della stessa legge, la Corte ha dichiarato la illegittimità costituzionale della norma solo nella parte in cui non prevede l’acquisizione di un parere da parte della Conferenza unificata.

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