DDL, la nuova manovra siglata Tremonti

Quanto costa la messa in sicurezza dei conti pubblici? Molto secondo il Governo, sacrifici secondo Tremonti, troppo secondo il personale degli enti pubblici di ricerca.Questi enti infatti costano troppo, sono “duplicati” di istituti già esistenti e inoltre possono vantare di splendide sedi lavorative. Così almeno il ministro dell’economia docet. “L’Isae – sottolinea Tremonti durante una puntata di Anno Zero dedicata alla manovra – ha una villa bellissima nel centro di Roma, molti metri quadri affittati, spese che è giusto vengano ridotte. I lavoratori dell’ente andranno a lavorare negli uffici tecnici dell’economia”.

C’è chi lavora immerso nel verde, chi nel palazzo d’epoca e chi addirittura in una villa al centro di Roma. A piazza Indipendenza 4, ad esempio, ci sono i lavoratori dell’Isae, Istituto di studi e analisi economiche. Ogni mattina tutto il personale si reca nella sede situata in una delle zone più strategiche della capitale. Non si sa ancora per quanto tempo, dato che l’Istituto, insieme ad altri enti di ricerca, sarà chiuso e i dipendenti assorbiti dall’Istat. Così almeno recita l’articolo 7 della manovra finanziaria voluta dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti.
Le sedi. Questi enti infatti costano troppo, sono “duplicati” di istituti già esistenti e inoltre possono vantare di splendide sedi lavorative. Così almeno il ministro dell’economia docet. “L’Isae – sottolinea Tremonti durante una puntata di Anno Zero dedicata alla manovra – ha una villa bellissima nel centro di Roma, molti metri quadri affittati, spese che è giusto vengano ridotte. I lavoratori dell’ente andranno a lavorare negli uffici tecnici dell’economia”. Effettivamente se nell’arco di due anni la nuova manovra finanziaria dovrà prevedere una diminuzione della spesa pubblica di 24,9 miliardi di euro da qualche parte si dovrà pure iniziare. Così si inizia dal ricordare al personale dell’Isae quanto costa la loro villa al centro di Roma, pagata con i contributi di tutti i cittadini. Beati loro, si potrebbe pensare, se non fosse che usciti dalla sede di via Indipendenza, alcuni di questi ricercatori non hanno nemmeno una casa tutta per loro, ma un semplice stanza in affitto.
L’articolo 7. Ma per capire bene bisogna fare un passo indietro e ritornare all’anima della manovra. Cosa c’è scritto nel tanto citato articolo 7 dal titolo “soppressione ed incorporazione di enti ed organismi pubblici; riduzione dei contributi a favore di enti”. Già “l’incipit” la dice lunga, ma non la dice tutta. Nell’articolo si parla di ottimizzare le risorse ed evitare duplicazioni di attività, per questo enti come “l’Ipsema e l’Ispesl sono soppressi e le relative funzioni sono attribuite all’Inail, sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero della salute; l’Inail succede in tutti i rapporti attivi e passivi”. Stessa storia se si prosegue nella lettura. Le funzioni dell’Ipost, Istituto postelegrafonici, citiamo testualmente dall’articolo, “sono trasferite all’Inps, sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali”. E andando avanti nel testo si incontra l’Insean, istituto nazionale per studi esperienze di architettura navale, le cui funzioni “sono trasferite presso le amministrazioni destinatarie con uno o più decreti di natura non regolamentare del Ministero delle infrastrutture…”.
Le sigle. In realtà la lista degli enti di ricerca inutili e doppioni è lunga. La soppressione riguarda infatti circa il 40% degli enti di ricerca, senza contare la riduzione del 50 % delle missioni all’estero con ripercussioni sui progetti di ricerca e collaborazioni internazionali di enti e università. Ipsema, Ispesl, Ipost, Isean, solo per citarne alcuni, perché la lista delle sigle è lunga e forse a molti neanche dice nulla. “Alcuni enti – secondo il ministro Tremonti – sono anche un po’strani”. La stranezza in effetti c’è e deriva dai loro nomi, dalle loro sigle, difficili da pronunciare e spesso anche da capire. Così capita di sbagliare a pronunciarli, di saltare qualche “l” o qualche “s” facendo confusione tra istituti di ricerca pubblici con funzioni molto diverse tra loro.Ma i nomi, si sa, non possono pregiudicare l’esistenza o meno di enti nei quali ricercatori, borsisti e co.co.co mettono in campo ogni giorno la loro professionalità.
I doppioni. I doppioni si scambiano, si vendono cercando di trarne profitto. Il mercato delle figurine ci ha insegnato qualcosa: mai mantenerle, sono inutili e ingombranti. E allora perché mantenere istituti inutili, non in grado di giustificare i loro costi? “Questo è il primo governo – sottolinea Tremonti – che elimina enti che sono duplicati costosi: dai consiglieri alle auto blu, dalle sedi ai viaggi”. Ma non tutti sono concordi sulla definizione di “doppioni”. Per i ricercatori dell’Isae non si può parlare di “sovrapposizione”all’Istat, ma tutt’al più di complementarietà.
“L’Istituto nazionale di statistica – spiega Ugo Arrigo, docente di scienza delle finanze all’Università Bicocca di Milano, sulle pagine del quotidiano il Fatto – ha la responsabilità della produzione e diffusione dei dati statistici necessari per la riconoscenza dei fenomeni economici e sociali ma non ha il compito di interpretarli, di elaborare teorie su di essi, di utilizzarli per effettuare previsioni sul futuro”. “L’Istat – continua Arrigo – non esprime giudizi di valore sui fenomeni, non scriverà mai, commentando i dati di finanza pubblica, che essa si sta deteriorando”. E anche cambiando l’ordine degli addenti il risultato non cambia. L’Ispesl, l’Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro, sarà “soppresso e le relative funzioni attribuite all’Inail”. Ma l’istituto, ente di ricerca del servizio sanitario nazionale, non ha nulla a che vedere con “le assicurazioni contro gli infortuni”, ma molto con il riconoscimento e la segnalazione di nuove malattie professionali. Stride un po’, in effetti, l’associazione tra chi paga gli indennizzi per queste malattie (l’Inail) e chi è preposto a individuarle e monitorarle, non sottovalutando l’insorgere di nuove malattie professionali (l’Ispesl).
Il web contro la manovra. Si parte dai siti di questi enti coinvolti nella manovra, fino ad arrivare ad associazioni di categoria e imprese che hanno particolarmente a cuore il futuro di questi istituti. La Otis, ad esempio, è una delle più note imprese metalmeccaniche attive nel campo degli ascensori e delle scale mobili. Loro non hanno aspettato per manifestare tutta la loro solidarietà contro la chiusura dell’Ispesl. “Riconosciamo che il ruolo dell’ISPESL e delle ASL nella storia del nostro settore ha contribuito a creare una cultura della sicurezza ed un reale controllo degli impianti in esercizio, cosa che oggi con la progressiva privatizzazione e commercializzazione della certificazione riteniamo non abbia lo stesso spessore. Di queste alte professionalità e competenze, che non possono essere liquidate, abbiamo tutti bisogno e con loro vogliamo confrontarci per un percorso che mantenga alto il valore della prevenzione e sicurezza nel nostro settore”.
Messa in sicurezza. Verrebbe quindi da pensare che per mettere subito in sicurezza i nostri conti pubblici, “e dare un segnale ai mercati della determinazione del governo di risolvere alcuni problemi”, come sottolineava qualche giorno fa il presidente del Consiglio, qualche altra sicurezza è stata sacrificata. La prima, come sottolineano alcuni ricercatori degli istituti soppressi, è sicuramente quella della ricerca pubblica. Siamo ancora sicuri che la ricerca pubblica potrà continuare ad esistere?, si chiedono i lavoratori coinvolti nella manovra. E la seconda sicurezza che viene meno, specialmente per tutto il personale dell’Ispesl, è quella sul lavoro. “Solo quando ci sono le morti bianche ci ricordiamo che la sicurezza sul lavoro è un valore e non un optional”, commentano i ricercatori dell’Istituto.
La stampa estera. “They wrote”. Così la pensa una parte della stampa estera, così la pensa il Financial Times che in un articolo sulla manovra finanziaria italiana non usa mezzi termini per etichettare come “errata”, “sbagliata” la decisione del Governo italiano di “sopprimere” ed “incorporare” enti ed organismi pubblici di ricerca. “Sono stati definiti come non necessari – scrive Gy Dinmore, giornalista del Financial Times – una dozzina di organismi statali, inclusi l’Ipsema, un Istituto statale marittimo, e l’Ispesl, l’istituto nazionale per la sicurezza professionale, la cui ultima pubblicazione è stata rivolta allo stress sui luoghi di lavoro”. Tutto questo mentre il Ministro del Tesoro britannico, George Osborne, ha creato un Ufficio per il Bilancio a garanzia dell’indipendenza dell’economia. Il primo atto del nuovo governo inglese è stato quello di finanziarie la ricerca. Lo stato dell’arte in Germania non cambia. Gli investimenti pubblici sono stati dirottati nella ricerca, nello sviluppo e nell’istruzione per 12 miliardi di euro da qui alla fine del 2013. “L’istruzione e la ricerca sono i pilastri per la futura sostenibilità della nostra società”, ha affermato il cancelliere Angela Merkel. E intanto in Italia gli investimenti in ricerca sviluppo sono meno dell’1% del pil, ben lontano dal 3% deciso da Lisbona.
Anna Di Russo

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