Cun: “Ecco le nostre proposte per riformare il sistema di accesso alla docenza universitaria”

docenza universitaria

Ripensare la disciplina di accesso al ruolo di professore universitario, garantire stabilità e prospettiva ai giovani ricercatori e assumere in ruolo i meno giovani: questi alcuni dei punti discussi e proposti dal Consiglio Universitario Nazionale nel documento “Ripensare l’assetto della docenza universitaria”, approvato nell’adunanza dello scorso 10 Giugno.

Un’analisi che parte dalla legge in materia (la l. n. 240/2010) che, invece di creare i presupposti per l’accorciamento del percorso per accedere alla docenza di ruolo nelle Università, ha caricato “sulle nuove figure a tempo determinato (i ricercatori a tempo determinato di tipo a e di tipo b, n.d.r.) tutto il peso di questa trasformazione, allungando il periodo di precariato  in modo insostenibile sia  per i giovani che aspirano a entrare nel sistema sia per il sistema universitario stesso”.

Problema, questo, che pesa anche sull’età media del corpo docente dell’Università italiana, il più “vecchio” d’Europa, nonché sulla mancanza di turnover che, come segnalato alcuni mesi fa dallo stesso CUN, potrebbe potare alla perdita di quasi il 30% dei professori universitari entro il 2018.

Quali le proposte per invertire il trend? Il documento prodotto dal CUN si concentra su cinque punti:

a) superare la duplice figura RTDa e RTDb;

b) istituire una nuova figura di Professore a tempo determinato, titolare di una posizione di durata quinquennale, per l’accesso alla quale, previa idonea selezione pubblica comparativa che comprenda la valutazione delle competenze scientifiche e didattiche, è richiesto il possesso del titolo di dottore di ricerca;

c) confermare il professore a tempo determinato offrendo un contratto  a tempo indeterminato con il nome di Professore Associato, previa acquisizione, entro i cinque anni, dell’ASN che ne certifica la maturità scientifica. La disponibilità delle risorse necessarie in caso di inquadramento in ruolo deve essere assicurata dall’ateneo nel momento in cui si costituisce il rapporto di lavoro con il professore a tempo determinato;

d) nel rispetto dell’autonomia universitaria, il consiglio di amministrazione, acquisito il parere del consiglio di dipartimento, procedere all’inquadramento nel ruolo di professore associato. Il consiglio di dipartimento, solo con motivata delibera approvata a maggioranza assoluta degli aventi diritto, può proporre al consiglio di amministrazione di non procedere all’inquadramento;

e) il Professore a tempo determinato abbia gli stessi diritti e prerogative degli attuali professori associati e ordinari per quanto riguarda gli aspetti legati alla ricerca (responsabilità di progetti nazionali e internazionali), sia membro effettivo del consiglio di dipartimento, abbia l’elettorato attivo alle cariche accademiche e che assuma gradualmente incarichi didattici e organizzativi coerenti con quelli dei professori di ruolo.

Una serie di proposte, quindi, per creare il nuovo profilo di Professore Iunior, così come indicato in coda al documento del Consiglio Universitario Nazionale che ora verrà presentato e valutato dagli organi competenti oltre che dalla comunità accademica.

 

Leggi il documento completo “Ripensare l’assetto della docenza universitaria” a questo link

 

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