Crisi: “Dalla spinta al suicidio si esce con i gruppi di ascolto”

suicidi

Maschio, imprenditore, del nord est. Questo l’identikit di chi in Italia si toglie la vita per motivi legati alla crisi economica. E si fa presto a finire nel tunnel: un lavoro precario o assente, affari che vanno all’aria, ansia e depressione. La vittima finisce col chiudersi in se stessa, non rivela i propri problemi nemmeno alle persone più care, fino a suicidarsi.

La morte volontaria legata a queste ragioni è in aumento nel nostro Paese, come ha rivelato Andrea Gaddini, psichiatra di Laziosanità Asp, intervenuto oggi all’ospedale Fatebenefratelli di Roma alla tavola rotonda dal titolo ‘Crisi economica e crisi di identità”.

La situazione italiana non è ancora drammatica come in altri Paesi europei – quelli scandinavi su tutti – ma il campanello d’allarme è comunque suonato. “I disturbi mentali sono multifattoriali – rivela lo psichiatra – e un ruolo importante per la loro insorgenza spetta ai cosiddetti ‘determinanti sociali’, tra cui c’e’ anche la crisi economica. Le crisi indeboliscono i fattori protettivi della salute mentale e rafforzano quelli del disagio mentale”.

Tra il 2007 e il 2008 l’attuale recessione economica ha ampliato il problema dei suicidi in Europa, e se l’Italia fortunatamente ha mantenuto un tasso contenuto rispetto al resto del continente, un incremento c’è stato anche da noi dopo un decremento che durava da decenni. “Tra il 2007 e il 2010 – prosegue Gaddini – si e’ registrato un aumento di casi tra imprenditori, professionisti e disoccupati. Il ‘record’ spetta al nord-Est, il rapporto e’ di 3 maschi ogni donna. Ma dare numeri esatti e’ difficile, perche’ non è sempre facile sostenere che un suicidio sia legato a ragioni economiche o di altro tipo”.

Paradossale, comunque, che il suicidio venga commesso nelle zone in cui il benessere è maggiore, come nel Nord Europa e nel Nord-Est italiano.

Ma come fare per uscire dal tunnel della depressione? Per Maria Rosaria De Maria, psicologa, uno strumento utile è rappresentato dai gruppi di ascolto. “Dalla mia esperienza – spiega – posso dire che condividere i problemi con altre persone che vivono situazioni di disagio simile, può aiutare. Vedo ogni giorno persone che si abbattono per la loro condizione lavorativa. C’è chi perde il lavoro e non lo confessa a nessuno, nemmeno alla propria moglie. Il giorno esce di casa come se nulla fosse, fingendo di recarsi in ufficio. Il confronto con altri – conclude – e’ la scuola più istruttiva per uscire dal tunnel”.

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