Coronavirus, Miur a caccia di edifici per il distanziamento. E l'opposizione propone di usare le paritarie

La spasmodica ricerca di spazi da destinare a settembre alle classi più affollate, in epoca di Covid-19, si è trasformata in una battaglia politica. La ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, nel corso della conferenza-stampa indetta qualche giorno fa, per illustrare le linee guida che consentiranno fra due mesi il rientro a scuola in sicurezza, ha detto di avere un asso nella manica: circa 3mila edifici scolastici dismessi da recuperare per dare spazio alle scuole maggiormente in difficoltà. Mentre dal centro-destra arriva la proposta di utilizzare le aule, sempre più vuote, delle scuole paritarie in crisi.

Per la Azzolina la soluzione potrebbe passare dai cosiddetti “edifici inattivi”: quelli che sono stati utilizzati per accogliere aule scolastiche e che in questo momento, per diverse ragioni, sono vuoti. “Abbiamo l’elenco di circa 3 mila edifici scolastici dismessi a causa del calo demografico e del dimensionamento, che ora possono essere ripristinati”, ha avuto modo di dire. Si tratta, secondo l’anagrafe dell’Edilizia scolastica del ministero, di 3.087 plessi attualmente non utilizzati. Il grosso si trova nelle regioni del sud, dove se ne concentrano 1.798. Nelle quattro regioni dell’Italia centrale se ne contano 541, pari al 7% di tutti gli edifici scolastici esistenti mentre al nord la disponibilità si riduce al 4%, con 739 edifici.

La Regione con più plessi inattivi è la Calabria, col 22% del patrimonio edilizio non utilizzato. Seguita da Abruzzo, Molise e Marche. Spesso, nel conteggio rientrano piccoli plessi (alloggi del custode o edifici in ristrutturazione) che potrebbero fornire spazio a qualche classe. Ma non di più. Le linee guida nazionali impongono da settembre il distanziamento di un metro tra le “rime buccali” degli alunni, che si traducono in 70/80 centimetri di distanziamento effettivo. Una misura inferiore a quelle circolate nelle scorse settimane che riduce il fabbisogno di spazio. Ma si calcola che una quota variabile tra il 10 e il 15% degli alunni dovrà trovare spazio al di fuori della propria classe.

La proposta che dall’opposizione è quella di utilizzare le aule delle scuole paritarie. A sponsorizzarla il leghista Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura del senato, che sostiene: “le paritarie possono accogliere 15% di studenti che non troveranno posto nelle statali”. Sopratutto vista la grave crisi delle scuola private che con il covid sono ancor più messi in ginocchio con la previsione di un esedo di iscritti nelle pubbliche. Della stessa idea la deputata forzista Valentina Aprea e suor Anna Monia Alfieri che da anni porta avanti la battaglia per la parità effettiva di scelta della scuola (statale o paritaria) da parte delle famiglie italiane.

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