Concorsone, si avvicina la seconda prova. I consigli dell’avvocato Bonetti

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Dopo 13 anni vengono messi a disposizione 11.542 posti, ma non tutti possono partecipare. La macroscopica e più ingiusta esclusione è quella dei più giovani, di coloro che si sono laureati “da poco”: ovvero dal2003 in poi. Sono centinaia gli accoglimenti dei ricorsi, ma non tutti ovviamente sono a conoscenza di questi “strumenti legali”, altri non vi ripongono fiducia e così sono molti gli esclusi ingiustamente dal concorso che non potranno parteciparvi. A spiegare la complessa e “tecnica” vicenda del concorsone, l’avvocato dell’Unione degli Universitari, Michele Bonetti. Riportiamo sul sito una parte del suo intervento pubblicato all’interno del numero di Febbraio del Corriere dell’Università Job “Salto nel voto”.

La prossima prova scritta. Per accedere alle prove scritte – in programma, secondo il calendario comunicato dal Ministero dell’Istruzione, dall’11 al 21 febbraio – occorreva totalizzare almeno 35 punti. Un traguardo raggiunto però solo da 45 aspiranti professori su cento al superiore e dal 48,5 per cento di coloro che si vedono dietro una cattedra alla scuola media. Il mancato superamento della prova di migliaia di persone dipende da una sola circostanza e ha un nome: “soglia di 35 punti”. Il Miur non contento della sola prova a test ha deciso di istituire una soglia, ovvero un punteggio minimo da raggiungere da ogni candidato. Senza il raggiungimento di 35 punti su 50, il concorrente non può passare alla prova successiva. In tal modo una prova a test che doveva essere preselettiva è sostanzialmente divenuta l’unico modo di selezione degli insegnanti. Adida sul punto ha già pronto il suo ricorso al Tar diretto ad abolire una soglia eccessiva che in una normale votazione da uno a dieci corrisponde in misura percentuale a 7 e dunque è ampiamente superiore alla sufficienza. Ciò vuol dire che tutti i candidati con un punteggio prossimo alla soglia dei 35 punti possono chiedere il passaggio alla prova successiva (ad esempio chi ha conseguito 30 punti in una scala da uno a dieci, mutatis mutandi, avrebbe ottenuto 6, ovvero la sufficienza). In poche parole il test ha più che dimezzato gli aspiranti al concorso in una prova che per la prima volta veniva effettuata dinanzi ad un computer. Ad alcuni candidati si spegneva addirittura il computer durante la prova e in un test, dove ad ogni quesito corrisponde un punto e un minuto di tempo, tali anomalie rappresentano il mancato superamento della prova.

Gli scenari futuri. Alle domande effettuate per svelare la scelta politica del primo concorsone dell’ultimo decennio, il Ministro non risponde, anzi peggio, fa capire che il concorso è pensato per i giovani meritevoli e che senza concorsi si perderebbero dieci generazioni di meritevoli. Ma allora perché i giovani laureati dopo il 2002 “il concorso” non possono farlo? Sono tantissimi gli interrogativi che emergono, non solo dal punto di vista giuridico, e nessuno spiega perché il concorso non sia stato affiancato da un concorso riservato ai docenti già precari e dipendenti dello Stato, come vorrebbe una prassi consolidata.

Gli esclusi. Perché non possono parteciparvi docenti di ruolo che, in possesso dei titoli per concorrere aspirano ad un legittimo miglioramento o ad un semplice ed altrettanto legittimo cambiamento nel lavoro? Il concorso si conclude con una prova pratica, una lezione da tenere, con il paradosso che si chiede di riprodurre in una “farsa teatrale concorsuale” un rapporto empatico con gli alunni che si costituisce di giorno in giorno con la reciproca fiducia. Se il concorsone è il migliore “prodotto” dei tecnici, io, da mero tecnico quale sono, non posso che rimanerne perplesso; soprattutto perché queste scelte “tecniche” sul concorsone si sono accompagnate al recente T.F.A. (tirocinio formativo attivo), ovvero si è scelto un nuovo e ulteriore disomogeneo canale per far abilitare i Professori, il primo passo per la stabilizzazione. Ma se poi il Tfa ordinario “parte” con un test di 60 domande di cui il Ministro stesso ne riconosce 25 sbagliate “scusandosi per l’accaduto” on line tutto torna. E allora forse è proprio “Fumo negli occhi” come dicono per il tramite di Valeria Bruccola i docenti dell’Associazione A.d.i.d.a. e viene da pensare che, dopo tante ammissioni con riserva da parte del Tar al concorso, non sia da escludere che al termine dei procedimenti pendenti i Tribunali Amministrativi si possano esprimere per un annullamento del concorso stesso.

Avv. Michele Bonetti

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  1. Nella disamina effettuata dall’Avvocato Michele Bonetti – rilevante per incisività e fermezza – trovo particolarmente condivisibile il passo in cui l’illustre giurista tratta della prova conclusiva del concorso (simulazione di una lezione), la quale inevitabilmente si tradurrebbe in una sorta di “farsa teatrale”……L’esperienza sul ‘campo’, infatti, insegna che l’agognata abilitazione non è conseguibile tramite un sapere librario bensì attraverso una conoscenza capillare delle dinamiche vigenti all’interno di una classe e che un metodo comprovato per un insieme non è necessariamente attuabile in un’altra realtà, anche solo per le differenti tipologie umane. Un insegnante accorto, deve pertanto soppesare varie ‘componenti’ (non riproducibili in vitro), ed essere un fine ‘psicologo’, al pari di uno stratega. Altre perplessità sorgono nello scorrere i programmi, disciplinari, normativi ecc, richiesti per il superamento della prova scritta: un autentico scibile delle terre emerse, tale da mandare in ‘crisi’ anche coloro che hanno sostenuto numerosi esami universitari con lode……! Si assiste quindi al proliferare delle varie sintesi, che sono nemiche dell’approfondimento. E tra tanto dilagare e dispiego di siti e mezzi informatici previsti per una didattica funzionale, non si tiene conto di una dura realtà: la padronanza della nostra lingua italiana che si sta involando.

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