Concorsi pilotati e inchieste della magistratura: “L’unica via è puntare sui migliori”

La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, interviene dopo gli scandali e le denunce: “Servono commissari eccellenti per candidati eccellenti”
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La ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, interviene su scandali e denunce pendenti: “Servono commissari eccellenti per candidati eccellenti”

L’inchiesta è di Repubblica e parte dalla registrazione di una conversazione tra un’aspirante ricercatrice e un docente di Statistica dell’Università Pescara-Chieti. Un audio depositato dai legali della donna alla Procura di Pescara e nel quale si sente il professore parlare di sistema, di colleghi da mettere a posto, soprattutto le dice di ritirare i ricorsi alla magistratura presentati in passato, attraverso i quali non avrà mai il posto.

LA STRAGE DEL MERITO

Da qui comincia il viaggio in quello che il quotidiano in maniera piuttosto esplicita definisce la “strage silenziosa del merito”, fatta di concorsi pubblici pilotati per parenti e amici e inchieste della magistratura, come quella che ha toccato sette dipartimenti a Catania, che fanno luce su uno spaccato desolante. “Gli atenei devono avere una maggiore autonomia nello scegliere i migliori, chi sbaglia o recluta male deve uscire dal sistema” ha detto sempre a Repubblica la ministra dell’università, Maria Cristina Messa.

I MODELLI DA SEGUIRE

La titolare del dicastero sostiene che “troppe volte il meccanismo di scelta dei concorsi non è chiaro, in altre è semplicemente scorretto e preordinato” ma anche “che un concorso è difficile, prima di diventare professore ordinario ne avrò fatti dieci” racconta la sua esperienza personale. Da cambiare secondo lei c’è il “metodo di abilitazione” oltre alle “falle” nei bandi locali. “La vera rivoluzione arriverà quando ci ispireremo all’estero. Si devono identificare i candidati migliori”. Indicando anche in un allargamento all’sterno, “industria, estero”, per reclutare “commissari eccellenti per giudicare candidati eccellenti. A volte in alcuni atenei prevale una cultura localistica”.

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