Come spenderemo i 209 miliardi del Recovery Fund? Ecco la rubrica"Next Generation Eu"

Spenderemo i 209 miliardi del Recovery Fund nell’interesse delle future generazioni? Nasce “Next Generation Eu” la nuova rubrica di corriereuniv.it

A febbraio abbiamo un’importante scadenza per il Paese: la presentazione a Bruxelles dei progetti per il rilancio della nostra economia attraverso il recovery fund. Un piano straordinario da 209 miliardi di euro che in realtà si chiama next generation Eu, così da non lasciare fraintendimenti sugli obiettivi che si intendono raggiungere: sostenere e dare un futuro ai nostri ragazzi e al pianeta in cui vivranno. Crisi di governo permettendo, i ministeri sembra siano al lavoro per mettere in fila le priorità. Quelli dell’istruzione, dell’università e della ricerca, insieme a quello del lavoro hanno sicuramente le più grandi responsabilità per quanto riguarda il capitolo giovani. Progettare bene oggi, significa avere la possibilità di raccogliere qualche successo domani.

Scuola, università, ricerca, lavoro rappresentano ambiti su cui il Paese è in forte difficoltà. Analfabetismo funzionale, dispersione scolastica, povertà educativa, tasso di laureati fra i più bassi al mondo, disoccupazione giovanile, differenze di genere, Neet, politiche attive del lavoro: sono alcuni dei capitoli principali a cui metter mano e su cui stavolta non possiamo permetterci passi falsi.

La domanda è “a chi verranno affidati i compiti di progettazione di tali temi? Quale sarà l’approccio? Ci sarà una visione di insieme o ognuno porterà il suo pezzettino, magari con tanto di interessi a seguito? Il momento che stiamo attraversando e i debiti che si stanno accumulando sulle spalle dei nostri ragazzi, dovrebbero suggerire attenzione e rispetto, ma anche e soprattutto consapevolezza. Se vogliamo risolvere o quanto meno migliorare pezzi della nostra società, dobbiamo affidarci a professionalità di provata esperienza, persone con una storia alle spalle che racconti di qualche successo, di qualche impegno positivo, insomma di qualche risultato visibile. Guai a pensare al nuovo utilizzando i vecchi metodi, le solite persone, i soliti gruppi. Abbiamo bisogno di innovazione, di risorse indipendenti, di professionisti che non debbano rispondere a nessun interesse se non a quello comune.

Ci occuperemo così, di seguire con questa nuova rubrica dal titolo omonimo (next generation Eu) le scelte dell’esecutivo e soprattutto i progetti che si metteranno in campo. Lo spirito è quello solito: dare un contributo, per quanto la nostra esperienza lo consenta, non solo di cronaca, ma anche di critica costruttiva nell’interesse di tutti.

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