Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese si sono verificati cento suicidi tra gli insegnanti, con una maggiore incidenza di casi nel Sud e nelle Isole. Il 42% dei suicidi riguarda uomini. Già nel 2005 e nel 2009, dati provenienti dal Regno Unito e dalla Francia avevano messo in luce un rischio elevato di suicidio in questa professione. La ricerca, come riportato da Vittorio Lodolo D’Oriada su Lab Parlamento, si è concentrata sul periodo 2014-2023, utilizzando le parole chiave: “suicidio”, “insegnante” e “anno di ricerca”.
L’usura psicofisica tra gli insegnanti è un problema universale, indipendente dal sistema scolastico adottato dai singoli Paesi. Tuttavia, questa allerta non aveva suscitato una forte reazione tra gli insegnanti fino a quando i recenti suicidi di un insegnante di 57 anni in Francia e di una giovane insegnante di scuola primaria in Corea del Sud hanno scosso la categoria, portando a proteste per rivendicare condizioni di lavoro migliori. Le istituzioni di entrambi i Paesi hanno risposto rapidamente alle richieste degli insegnanti.
La ricerca
In Italia non esistono dati nazionali specifici suddivisi per professione, ma possiamo trarre alcune osservazioni dalla cronaca. Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2023, sono stati registrati cento suicidi tra gli insegnanti, con una media di 10 all’anno. Nel 2017 si è verificato un picco di suicidi, senza spiegazioni chiare.
Gli eventi sono stati catalogati in base alla regione, al genere, all’età, allo stato lavorativo e al livello di insegnamento. Nonostante la maggioranza degli insegnanti sia composta da donne (83%), la suddivisione per genere mostra che 42 uomini e 58 donne sono coinvolti nei casi di suicidio. L’età media delle vittime è di 51 anni, ma scende a 48 se si considerano solo gli insegnanti ancora in servizio. Per quanto riguarda il livello d’insegnamento, si registrano 12 casi nell’infanzia, 29 nella scuola primaria, 25 nelle scuole superiori di primo grado e 34 nelle scuole superiori di secondo grado.
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