Due docenti su tre hanno utilizzato, nel suo secondo anno di vita, la “card” con 500 euro caricati per essere spesi in cultura e tecnologia. Personal computer e note book, libri, dvd, ingressi teatrali e nei musei. Seguendo i dati del ministero dell’Istruzione, aggiornati allo scorso 23 maggio, i docenti di ruolo che si sono registrati (bisogna avere una cattedra per usufruirne) sono stati 480.300 su una platea di 720.000 (pari al 66 per cento, esattamente due su tre). I buoni davvero usati sono stati 427.533: significa che 52.500 insegnanti si sono iscritti al servizio, ma non l’hanno utilizzato (perché non erano davvero motivati a farlo, per dimenticanza, perché, come vedremo, ci sono stati diversi problemi tecnico-burocratici nel gestire la “card dei docenti”). Ancora, su un plafond di 381 milioni di euro, ne sono stati spesi 229 milioni (il 60 per cento, ecco, due docenti su tre). Le prime tre voci di spesa scelte sono le stesse, sia per gli acquisti in negozio che per quelli online: hardware per pc, quindi libri e corsi di aggiornamento.
Dopo i ricorsi Cgil – che non hanno comunque consentito di allargare il bonus di 500 euro anche ai docenti precari -, la “card” ha iniziato a funzionare nel novembre 2015 e ancora lo scorso febbraio solo il 40 per cento degli aventi diritto si era dotato di un’identità digitale (Spid), necessaria per ottenere i buoni. Solo il 13 per cento, sempre a febbraio 2017, aveva effettivamente speso.
Uno dei problemi più frequenti si è verificato con il passaggio dai 500 euro direttamente accreditati sui conti correnti degli insegnanti (nella prima stagione) alla procedura informatizzata di questo anno scolastico. Da una parte la scarsa propensione digitale degli insegnanti meno giovani, dall’altra la difficoltà di accesso alla piattaforma da parte dei 32.800 esercenti aderenti (11.300 rivenditori di hardware e software, 11.000 per la formazione e l’aggiornamento, 5.670 librerie, quindi 1.100 teatri e 1.049 musei). Ancora a febbraio 2017 la copertura di cinema e teatri era attorno al 50 per cento e le librerie accreditate una ogni tre. È accaduto che diversi docenti che avevano creato in via informatica i singoli buoni, poi se li sono visti respingere dall’esercente indicato e che, dall’altro lato, alcuni negozianti che avevano accettato i buoni non sono poi riusciti a farseli rimborsare dall’amministrazione.
La ministra Valeria Fedeli ha fatto sapere agli uffici tecnici che il sistema della “card dei docenti” andrà avanti anche per il prossimo anno scolastico.
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