Bruxelles invita i ragazzi a fare impresa

L’Europa ha posto in essere una nuova azione: Youth@work è il programma che aiuta i giovani ad uscire dalla crisi

Bruxelles. L’Europa è la via d’uscita. Le enormi difficoltà finanziarie dei paesi europei non possono che essere affrontate in un’ottica unitaria. Lo spread (il differenziale fra il rendimento dei titoli di stato propri e quelli tedeschi) in alcune nazioni diventa insostenibile, con conseguenze drastiche sui bilanci e sulla vita di milioni di persone la cui insofferenza (tanto per usare un eufemismo) monta ogni giorno, ogni ora, sempre più. In questo quadro, le prospettive delle giovani generazioni, vanno messe a fuoco se non vogliamo rischiare di allargare il fenomeno già dilagante della disoccupazione giovanile.

L’Europa sta cercando di dare delle risposte e lo fa da un lato puntando su alcuni programmi che hanno l’obiettivo di migliorare l’esperienza e le competenze dei giovani comunitari, dall’altro cercando di stimolare processi di riforma presso gli stati membri. L’assunto da cui partiamo è che i giovani non trovano lavoro, ma soprattutto che sono fermi ad aspettarlo. Il problema non è soltanto legato alla crisi globale che ha come conseguenza la contrazione del lavoro, ma più in generale sembra essere quello di un deficit di competenze che il mercato richiede e che le giovani generazioni non sono in grado di soddisfare.

In una recente tavola tenutasi a Bruxells e a cui hanno preso parte Wallis Goelen, e Raymond Maes, capi di unità della DG Employment, Social Affairs and Inclusion, insieme ai rappresentanti delle piccole imprese e ad una delegazione di giornalisti specializzati, si è affrontato il problema della disoccupazione giovanile. Come aiutare i ragazzi ad uscire dall’empasse? L’Europa ha posto in essere una nuova azione che si sintetizza attraverso il programma Youth@work e che agisce su tre livelli: il primo è quello di invogliare i giovani verso l’attività imprenditoriale, il secondo quello di favorire l’incontro fra i giovani e le piccole imprese, il terzo di arricchire la grande banca dati di Eures che ha l’obiettivo di far incontrare domanda ed offerta di lavoro. In effetti come capita anche da noi in Italia, la propensione dei ragazzi all’impresa è davvero scarsa, ma non solo dei giovani. Occorrerebbe fare una politica di incentivi alle imprese junior, con defiscalizzazioni decise e una forte riduzione della burocrazia; aprire migliaia di incubatori di impresa e accompagnare i ragazzi nelle fasi iniziali della loro avventura.

L’incontro poi con le piccole imprese è fondamentale, visto che nei prossimi anni sono quest’ultime quelle che occuperanno una percentuale altissima di lavoratori(si stima un 80%); occorre lavorare molto sulla mentalità dei nostri ragazzi facendo capire loro che la carriera è lunga e che bisogna fare un gradino alla volta: la benedetta gavetta. Infine l’incontro domanda – offerta di lavoro, che andrebbe incentivata, nei modi e nei luoghi giusti. In Italia Eures non sembra avere lo stesso successo che riscuote in altri paesi: poniamoci il problema. Tutte queste politiche hanno un obiettivo fermo che guarda al 2020: riduzione dell’abbandono scolastico al 10%, laureati al 40% e il 75% degli occupati in fascia d’età 20 – 64. Ce la faremo? Dipende da quanto lavoreremo insieme in Europa.

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