Berlusconi, stop alle occupazioni

berlusconi.jpgIl premier non usa mezzi termini: «Voglio fare un avviso ai naviganti: non permetterò occupazioni delle scuole e delle università, perché questa è una violenza. Convocherò il ministro dell’Interno Maroni per fare il punto della situazione». L’annuncio di Silvio Berlusconi, lanciato in conferenza stampa a Palazzo Chigi, entra subito nel circuito mediatico e le reazioni non si fanno attendere. Dure critiche dall’opposizione: c’è chi parla di ritorno della strategia della tensione, chi di aumento del livello di scontro, chi ancora di deriva autoritaria. Anche gli studenti dell’Udu, impegnati in questi giorni nelle manifestazioni di piazza, stigmatizzano l’uscita del presidente del Consiglio e invitano al dialogo.
Le parole di Berlusconi. «La realtà che conosciamo in questi giorni e in queste ore è una realtà di aule universitarie piene di ragazzi che intendono studiare. Poi ci sono questi manifestanti, organizzati dall’estrema sinistra, molto spesso dai centri sociali come succede a Milano. Quindi non consentirò l’occupazione di università e di scuole, perché non è dimostrazione e un’applicazione di libertà, non è un fatto di democrazia ma è pura violenza nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni e nei confronti dello Stato. Convocherò oggi Maroni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo possa succedere».
“Parole di gravità inaudita” (Pd). «Le parole del presidente del Consiglio, che dice di voler usare la polizia contro gli studenti, sono di una gravità inaudita. Le occupazioni negli istituti, le proteste nelle università e nelle scuole dell’obbligo mostrano un Paese reale che non crede alle bugie di questo governo e manifestano un malessere che dovrebbe essere compreso». Lo afferma Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd, secondo la quale, «la reazione di Berlusconi mette a nudo, al di là dell’ostentata sicurezza, una vera e propria debolezza perché le affollatissime e democratiche manifestazioni di questi giorni sono la prova che c’è un’Italia che ha scoperto l’inganno della ‘manutenzione’ del ministro Gelmini».

“Nuova strategia della tensione” (Idv).
«Per come sta affrontando il capitolo della scuola, dalla riforma Gelmini alle violenze contro gli studenti, Berlusconi sta riportando la situazione a come era negli anni Settanta». Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro commenta così la decisione del presidente del Consiglio di convocare il ministro dell’Interno a Palazzo Chigi «per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell’ordine» nelle scuole e nelle università per fermare la protesta. «Berlusconi – aggiunge – in questo modo sta creando le premesse come mandante politico (e di questo dovrà assumersene la responsabilità), per creare in Italia una nuova strategia della tensione».
“Inaccettabile polizia nelle università” (Verdi). «Il Presidente del Consiglio rinunci subito al tentativo di risolvere il conflitto sociale aperto nelle università contro tagli e finanziamenti alle scuole private inviando le forze dell’ordine». Lo ha dichiarato il verde Paolo Cento commentando le parole del presidente del Consiglio. «Il solo evocare il ricorso alle forze dell’ordine da parte del Governo – ha proseguito – dimostra la volontà di reprimere in modo inaccettabile le proteste del nascente movimento che vede insieme studenti e insegnanti in difesa della scuola pubblica».
“No alla repressione, sì al dialogo” (Udu). «L’Unione degli Universitari ritiene che il Presidente del Consiglio dei Ministri debba tornare indietro sulla decisione di usare le forze dell’ordine per reprimere le manifestazioni di dissenso. Intendiamo richiamare il Premier al senso di responsabilità che un Primo Ministro deve assumere rispetto a manifestazioni di contrarietà e alla richiesta di un confronto con il Governo espressa da studenti, docenti, ricercatori e dottorandi che fino ad ora è mancato. L’Unione degli Universitari chiede al Presidente del Consiglio dei Ministri di dare delle risposte di apertura al dialogo e al confronto rispetto alle motivazioni che hanno generato questo forte clima di mobilitazione che continua a crescere».
Manuel Massimo

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