Atenei in protesta:esami sotto le stelle

Ancora esami al buio nelle università italiane. Dopo la singolare forma di protesta della Sapienza contro i tagli previsti dal ddl Gelmini, altre università hanno deciso di bloccare gli appelli “diurni” e dare appuntamento agli studenti al calar del sole. Questa sera infatti è la volta dell’Università di Tor Vergata e delle Facoltà di Architettura di Alghero. Seduti su un prato o sotto un cielo stellato gli studenti più fortunati potranno essere esaminati durante la sera, ma ci sarà anche chi aspetterà sveglio fino alle 5 del mattino.

Ancora esami al buio nelle università italiane. Dopo la singolare forma di protesta della Sapienza contro i tagli previsti dal ddl Gelmini, altre università hanno deciso di bloccare gli appelli “diurni” e dare appuntamento agli studenti al calar del sole. Questa sera infatti sarà la volta dell’Università di Tor Vergata e delle Facoltà di Architettura di Alghero. Seduti su un prato o sotto un cielo stellato gli studenti più fortunati potranno essere esaminati durante la sera, ma ci sarà anche chi aspetterà sveglio fino alle 5 del mattino.
Va in scena così l’ennesima protesta contro i tagli contenuti nel decreto legge del governo, con presidi e rettori in prima linea, insieme ai Consigli di Facoltà e ai ricercatori, questi ultimi tra i più colpiti dalla riforma. Ad Alghero, ad esempio, la consegna dei diplomi di laurea in Architettura avverrà alle 21 nel centro della città.
«Non solo perché fa caldo, non solo perché la notte algherese è bella – fanno sapere dalla Facoltà – ma anche per ricordare che la distruzione della scuola pubblica e dell’Università pubblica getterebbe al buio il futuro del Paese, genererebbe i mostri dell’ignoranza, dell’ingiustizia, della sopraffazione».
«Non accettiamo – spiegano i promotori della protesta – che i finanziamenti all’Università pubblica, già i più bassi d’Europa, vengano tagliati, mettendo a rischio la sopravvivenza di molti atenei; non accettiamo che si taglino gli stipendi di docenti, ricercatori e personale; non accettiamo che si metta in discussione l’autonomia delle università, radice storica dell’indipendenza del pensiero e della ricerca e condizione essenziale della democrazia; non accettiamo che si disconosca il ruolo docente dei ricercatori; non accettiamo – concludono – che l’unico criterio per giudicare e valutare sia l’efficienza di stile aziendale».

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