Apprendistato professionalizzante, Manca: “Allargare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”

In manovra 20 milioni per incentivare con uno sgravio contributivo l’inserimento di giovani attraverso un percorso certo e qualificante con una reale retribuzione.

“Siamo convinti che il nostro emendamento sull’apprendistato verrà approvato, su questo non abbiamo dubbi”. Lo afferma il senatore democratico Daniele Manca riguardo la modifica al testo della legge di Bilancio voluta dal Pd per allargare e favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro attraverso incentivi ai contratti di apprendistato professionalizzante.

“Crediamo sia molto importante per i giovani – spiega a Corriereuniv.it -, proprio perché questa tipologia di contratto favorisce il loro inserimento nel mercato del lavoro uscendo finalmene dallo schema di utilizzo delle loro competenze sotto falso nome“. Il riferimento è all’abuso che si è fatto negli anni precedenti della formula dello stage e di altre tipologie precarie dove poco o nulla è previsto per la retribuzione e non vi sono certezze di assunzione. “Un percorso che il Partito Democratico porta avanti da due manovre fà, quando venne approvata questa tipologia contrattuale – ricorda il senatore -, siamo convinti che sia molto importante dare un segnale per allargare ed aggiustare l’apprendistato in questo Paese”.

L’emendamento, che vede tra i firmatari la capogruppo del Pd al Senato Simona Malpezzi, l’ex ministra Valeria Fedeli, prevede un meccanismo di decontribuzione fino al 2026 ma “quanto ci sarà una volta uscito sul versante dei saldi è ancora complicato da definire”, afferma il senatore. Per ora sul piatto ci sono circa 20 milioni di euro spalmati in cinque anni. “La maggioranza deve anche pensare anche al pareggio di bilancio, quindi possiamo emendare ma con i saldi di finanza pubblica che sono nelle nostre mani – afferma Manca -. Credo, però, che il tema dell’apprendistato possa consentire anche al governo di ragionare nei prossimi mesi, anche dopo la legge di Bilancio“.

Secondo l‘Ocse l’Italia è l’unico Paese in Europa dove si guadagna meno di 30 anni fa, e i giovani sono quelli che guadagnano meno e con i contratti peggiori. “Perché appunto uno dei fattori che aprono il conflitto tra i giovani e questo Paese, tra i giovani e l’impresa, riguarda la difficoltà per un laureato, ad esempio, di valorizzare la propria professionalità attraverso un salario congruo e attraverso un percorso professionale che miri all’inserimento”. Una tedenza che va cambiata. “Se noi continuiamo a far sì che i giovani entrano nel mondo del lavoro malpagato dove si usano le loro competenze gratuitamente continueremo ad avere la sfiducia dei giovani nelle istituzioni”.

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