Anief attacca: “Il Miur discrimina i precari”

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Il Miur, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, ”discrimina i precari e viola le disposizioni europee”: a sostenerlo è l’Anief, associazione professionale sindacale la quale rende noto che il Tribunale di Biella ha accolto 43 ricorsi proposti dall’Anief stessa, ed ha riconosciuto ad altrettanti docenti il diritto alla stessa progressione stipendiale di cui usufruiscono i docenti di ruolo. L’Anief dimostra ancora una volta – spiega l’ufficio stampa dell’associazione in una nota – che il Miur non può permettersi di considerare i precari “lavoratori di serie B”.

”Il nostro sindacato – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief – ha dimostrato più volte nei tribunali di tutta Italia che il disegno speculativo del Miur, volto a un’evidente operazione di risparmio nei confronti ed a danno dei lavoratori precari, si realizza anche attraverso il mancato riconoscimento agli stessi di qualsiasi progressione stipendiale e, in particolare, degli scatti di anzianità. Questa condotta, che fa percepire ai lavoratori per tutto il periodo di precariato unicamente la retribuzione di base, si pone in aperto contrasto con i principi costituzionali di ragionevolezza e di equità retributiva.

Forti delle ragioni dettate dall’Unione Europea e dalla Costituzione italiana – continua il presidente del giovane sindacato – abbiamo chiesto al Giudice del Lavoro di Biella, Maria Rosaria Pietropaolo, la disapplicazione della normativa interna ottenendo la condanna del ministero dell’Istruzione al pagamento della cifra complessiva di circa 250.000 Euro per le differenze stipendiali non corrisposte a seguito dei plurimi contratti a tempo determinato stipulati nel corso degli anni con 43 docenti iscritti Anief”.

“E’ disarmante costatare – conclude Pacifico – come, nonostante le numerosissime condanne in tribunale, lo Stato italiano perseveri nell’ignorare i principi comunitari, seguitando a speculare su quei lavoratori che da anni prestano la propria professionalità e le proprie competenze al servizio del Ministero dell’Istruzione e che, invece di essere stabilizzati come sarebbe loro diritto, continuano così odiosamente e sistematicamente ad essere discriminati”.

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