Ancora silenzi

A ventun’anni di distanza dalla tragica strage di Piazza Tienanmen a Pechino, ancora si respira indifferenza e specialmente disinformazione dei più giovani

Non sono bastati ventun’anni di storia a inculcare il buon senso nel Governo Cinese.
Piazza Tienanmen, 4 giugno 1989. Gli studenti dell’Università di Pechino, dopo alcuni mesi di pacata protesta e scioperi della fame per una Cina più libera e democratica, hanno visto aizzarsi l’esercito contro. Oggi, nel 2010 il governo cinese ha fatto sapere che ancora difende la decisione del leader Deng Xiaoping di ricorrere all’esercito e definire il movimento di protesta una manifestazione di “ribellione contro-rivoluzionaria” per danneggiare il governo stesso.
Piazza Tienanmen, 4 giugno 2010. A differenza degli scorsi anni, oggi a Pechino a Piazza Tienanmen si può circolare, ci sono poliziotti e probabilmente ragazzini di quindici anni o meno che non sanno nemmeno il tragico evento che oggi si dovrebbe commemorare. E si, si dovrebbe, perché dal 1989 la stampa cinese ha il divieto assoluto di pubblicare una sola parola in merito, eppure siamo certi che tutti coloro che erano già nati ricordano perfettamente quell’unico studente disarmato davanti ad una schiera di carri armati, solo con il suo coraggio.
Se la stampa non fa informazione ci pensano i libri di storia? Assolutamente no! Perché la questione è troppo scomoda per apparire nei libri di testo. Non un riferimento alla protesta ne tanto meno alla drastica e inconcepibile decisione di fermare tutto attraverso una strage. Come si può pensare di fare formazione nelle università cinesi quando sono esse stesse a nascondere gli eventi?

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