Qualcuno ci sente?

Piazza San Domenico Maggiore ha raccolto ricercatori, professori e studenti degli atenei campani in protesta contro il Ddl Gelmini

Questa mattina Piazza San Domenico Maggiore a Napoli ha raccolto i ricercatori degli atenei campani in protesta contro il Ddl Gelmini.
Dati sempre più scoraggianti ma non sono scoraggiati i ricercatori che stanno provando in tutti i modi a far valere i diritti essenziali del loro ruolo. Perché è così difficile fare ricerca in Italia? E perché se si scende al sud i problemi si moltiplicano? Domande a cui il Governo non da una risposta e che quindi costringe i dottori campani a scendere nelle piazze per sensibilizzare l’opinione della gente comune su un tema tanto delicato quanto sconosciuto ai più.
Ricercatori ma anche studenti e professori hanno preso parte alla mattinata di informazione dei comuni cittadini. Le ripercussioni di questa protesta potranno essere sempre maggiori a livello didattico: l’indisponibilità (giusta) a non voler ricoprire il ruolo dei docenti nelle aule, porterà ad una drastica riduzione dell’offerta formativa per tutti gli atenei. “Gli studenti sono stati inevitabilmente colpiti. Noi abbiamo cercato di informarli sulla nostra situazione e la maggior parte ha risposto bene” ha spiegato il dott. Massimiliano D’aquino ricercatore presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Parthenope. Annarita Spigno, studentessa presso la Facoltà di Biotecnologie agroalimentari della Federico II ha raccontato: “Mi sento di essere in piazza con i ricercatori perché è ciò che voglio fare anch’io in futuro. Purtroppo il binomio crisi finanziaria – Ddl Gelmini si fa sentire anche nei laboratori: spesso mancano persino i guanti”. Accanto ai ricercatori durante il sit in tenutosi nella piazza c’erano molti professori e presidi ma anche il Magnifico Rettore della SUN Francesco Rossi e il Preside della Facoltà di Scienze del Farmaco della SUN prof. Vincenzo Pedone che ha spiegato: “L’università e la ricerca campana sono realtà di qualità, vanno tutelate. I ricercatori si stanno difendendo con grande eleganza”.
L’Università pubblica già ampiamente sottofinanziata, rischia di perdere l’unica luce del futuro. I ricercatori si chiamano così proprio perché dovrebbero fare ricerca, migliorare la qualità della vita. Non possono certo farlo a loro spese e allora diventa importante fare informazione affinchè tutti possano dar voce a  questo grande coro di menti brillanti.
Il Governo? Beh, speriamo che ascolti.

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