Anche i soldi per ricordare le vittime del ponte Morandi utilizzati per pagare le tangenti al Miur

Emergono nuovi particolari dell’inchiesta sulla corruzione al Ministero dell’Istruzione e che vede tra i principali indagati l’ex capo di dipartimento Giovanna Boda. Gli inquirenti hanno dimostrato come le risorse destinate alle scuole per finanziare diversi progetti (come il ricordo della tragedia di Genova del 2018) finivano per alimentare il sistema di mazzette con la creazione di spese fittizie.

I soldi dovevano servire alle scuole per offrire supporto psicologico agli studenti alle prese con i problemi generati dal Covid o per finanziare progetti ad hoc (come quello per ricordare le vittime del crollo del ponte Morandi a Genova) e invece sono stati utilizzati per soddisfare lo shopping “compulsivo” dell’ex dirigente del Miur Giovanna Boda o per versare le tredicesime ai dipendenti dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco.

Emergono nuovi e inquietanti dettagli sull’inchiesta per corruzione che ha travolto il Ministero dell’Istruzione e il suo ex capo dipartimento Giovanna Boda. A rivelarlo sono diversi articoli apparsi oggi sulla stampa nazionale che raccontano di come in realtà venissero utilizzate le risorse stanziate da Viale Trastevere a favore degli istituti scolastici.

Nella ricostruzione effettuata da un consulente delle Guarda di Finanza nell’aprile scorso e portata sul tavolo del pubblico ministero Carlo Villani (che si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per 15 persone) i soldi che le scuole avevano a disposizione per portare avanti i progetti per ricordare il crollo del ponte Morandi o che doveva essere utilizzato per il supporto psicologico agli studenti nell’epoca post-Covid, sono stati utilizzati anche per finanziare le mazzette, le spese personali dell’ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione Giovanna Boda o, addirittura, per versare tredicesime e Tfr ai lavoratori delle aziende di Federico Bianchi di Castelbianco, l’imprenditore che ha speso oltre tre milioni per aggiudicarsi appalti dal valore di circa 23 milioni di euro.

Il sistema funzionava così: il Ministero finanziava progetti come “Genova, un ponte per il futuro”, “Riparare ma non dimenticare”, “Sempre accanto ai bambini” o la “Campagna di comunicazione e informazione nazionale per contrastare situazioni di emergenza educativa traumatiche e post-traumatiche”, le diverse scuole si affidavano alle aziende di Bianchi di Castelbianco che poi – è la ricostruzione dell’accusa – gonfiava alcune voci di spesa per far “rientrare” i soldi delle tangenti o quelli che servivano per coprire uscite varie. Il tutto “in spregio alle più elementari regole della contrattualistica pubblica, visto che queste risorse sono state utilizzate per il profitto personale o per gli indebiti vantaggi fatti acquisire a soggetti terzi” si legge negli atti allegati all’inchiesta appena conclusa.

Uno dei finanziamenti finiti al centro dell’indagine è quello che riguarda l’istituto “Ranieri Antonelli Costaggini” di Rieti che ammontava a più di 570mila euro. Nei rendiconti delle società riconducibili a Federico Bianchi di Castelbianco comparirebbero spese incongrue, un modo come un altro per incamerare fondi pubblici e coprire le spese “extra” come lo shopping ossessivo dell’ex capo di dipartimento del Miur, Giovanna Boda.

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