Le scuole italiane continuano a non essere un posto sicuro. A confermarlo è il XXI rapporto di Ecosistema Scuola (dati 2020) di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi, sullo stato di salute di 7.037 istituti di 98 capoluoghi di provincia, frequentati da oltre 1,4 milioni di studenti a pochi giorni dall’annuncio del ministro dell’Istruzione Bianchi sulla ripartizione dei fondi del Pnrr per questo settore, circa 17 miliardi. Risorse che Legambiente propone di investire interamente sulla gestione delle emergenze, con priorità all’adeguamento sismico e l’efficienza energetica.
Il patrimonio edilizio scolastico in Italia si conferma, infatti, fatiscente e poco sostenibile: un edificio su due non ha ancora il certificato di collaudo statico (46,8%), di agibilità (49,9%), prevenzione incendi (43,9%). Sale al 41% nel 2020 la percentuale degli edifici che hanno necessità di manutenzione urgente contro il 29,2% del 2019. I nuovi edifici costruiti con criteri di bioedilizia sono appena lo 0,9% del totale.
Una situazione che presenta criticità soprattutto nel sud d’Italia: sempre secondo il rapporto di Legambiente nel meridione il 56% degli edifici ha bisogno di interventi urgenti (che per di più sono in area sismica 1 e 2 nel 74% dei casi, trenta punti percentuali sopra la media nazionale che è di 44%) contro il 36% di quelli del nord. Restano troppo pochi al sud i servizi legati a mensa, trasporto scolastico e tempo pieno, quest’ultimo attivo solo nel 16% delle scuole.
Ancora troppo basse le pratiche che consentono i percorsi casa-scuola in autonomia e sicurezza: il servizio di pedibus è presente nella Penisola nel 5% delle scuole, in gran parte concentrato nelle regioni settentrionali, così come il servizio di bicibus presente esclusivamente nello 0,2% delle scuole del Nord. Per quanto riguarda gli edifici presenti in strade scolastiche, il 10,8 % si concentra al Nord, il 5,3% al Centro contro il 4,1% del Sud e lo 0,0% delle isole; altro dato riguarda gli edifici posti in Zone 30, il 16,4% si trova al Nord, il 9,3% al Centro mentre il 20% si concentra al Sud e lo 0,0% nelle isole.