Il bivio post diploma è sempre lo stesso: lavoro o studio? Ma da qualche anno le due strade stanno iniziando ad incontrarsi dando vita alle cosiddette situazioni miste. A rivelarlo è l’Istat, che ha fotografato la nuova generazione under 21 alle prese tra la ricerca di un’occupazione e l’università giusta.
I giovani infatti sperimentano, almeno all’ inizio, sovrapposizioni tra studio, ricerca del lavoro e occupazione, che inevitabilmente condizionano non solo le scelte occupazionali, ma anche le caratteristiche del lavoro svolto. L’Istituto di statistica sottolinea che già nel 2007, mentre il 29,9% di ragazzi è stato impegnato unicamente negli studi universitari ed il 39,3% ha scelto solo di lavorare, il 13,3% ha lavorato e nello stesso tempo studiato, così come l’8% si è contemporaneamente iscritto all’università ed alla ricerca di un lavoro.
Differenze di genere. Le ragazze risultano meno occupate (con il 45,3% rispetto al 60% dei ragazzi), più spesso alla ricerca di un lavoro (16,9% contro il 12,7%) ed impegnate di più negli studi universitari (34,7% a fronte del 25% dei maschi). La prosecuzione degli studi universitari vede la preminenza delle donne anche quando già lavorano (14,8% rispetto all’11,7% dei maschi) o sono alla ricerca di una occupazione (rispettivamente 9,5% e 6,5%).
A parlare è la geografia. La percentuale di chi si è già inserito nel mondo del lavoro diminuisce da Nord a Sud. Le regioni che si distinguono per i tassi di occupazione più elevati sono: Lombardia (65,1%), Veneto (63,4%) e Piemonte (61,5%). Al contrario, Basilicata (35,6%), Molise (37,1%) e Calabria (37,4%) sono quelle con i livelli più bassi di occupazione (oltre 15 punti percentuali inferiori alla media nazionale).
Nel Sud si lavora. Nel Mezzogiorno la quota di diplomati in cerca di un’occupazione, a tre anni dal conseguimento del titolo, aumenta significativamente: il 21,5% dei diplomati (quota che raggiunge il 24,7% in Sardegna, il 23,7 in Basilicata e il 23,4 in Calabria) contro il 7,9% registrato nel Nord (con valori inferiori al 6% in Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta).
Il diploma fa la differenza. La quota di occupati è molto alta tra chi ha seguito percorsi di tipo professionalizzante, mentre è decisamente inferiore per chi ha intrapreso gli studi liceali. Il 75,5% di chi ha studiato in un istituto professionale e il 62,7% di chi proviene da un istituto tecnico è occupato. Tra i liceali, al contrario, solo il 26,8% dei diplomati lavora, con valori ancora più bassi per chi ha fatto il liceo classico (23,1%); fra questi diplomati è molto più frequente l’impegno esclusivo all’università.
Tipologie lavorative. Nel 2007 il 19,7% dei diplomati del 2004 che hanno iniziato l’attività dopo il conseguimento del titolo svolge un lavoro occasionale o stagionale, mentre poco più dell’80% ha un’occupazione continuativa, che viene svolta con cadenza regolare anche se a termine. Il lavoro occasionale/stagionale è più diffuso tra le donne (il 23,8% rispetto al 16,2% degli uomini) e tra quanti hanno ottenuto la maturità liceale (39,5%), che più frequentemente scelgono un’ occupazione che meglio si concili con gli impegni universitari.
La retribuzione. I diplomati del 2004 che nel 2007 svolgono un lavoro continuativo a tempo pieno, iniziato dopo il diploma, guadagnano in media 1.045 euro al mese. La differenza tra le diverse aree geografiche del Paese, così come tra i sessi, appare evidente anche nelle retribuzioni: se nel Centro e nel Mezzogiorno si percepisce poco meno di 1.030 euro, nel Nord il guadagno medio sale a 1.068 euro al mese. Lo scarto della retribuzione media mensile tra Nord e Mezzogiorno, inoltre, risulta minimo per gli uomini (solo 37 euro), ma particolarmente elevato per le donne, per le quali raggiunge i 133 euro.