Indirizzo email per la sicurezza digitale

L’associazione Udu per questo motivo ha indetto una class action per difendere la privacy degli studenti alla luce degli attacchi hacker.

Recente l’attacco hacker a diciotto database universitari. Situazione che ha dato origine a una forte preoccupazione in merito alle condizione di sicurezza dei dati personali degli studenti. L’associazione Udu per questo motivo ha indetto una class action per difendere la privacy degli studenti

Negli ambienti universitari si sta diffondendo “la voce” che il gruppo degli aggressori digitali intendeva mostrare le falle e le lacune dei sistemi informatici. Che in effetti vulnerabili lo sono. Lo dimostra il fatto che i pirati della Rete siano riusciti a penetrare le più disparate informazioni contenute nelle reti accademiche: dalle password per accedere alle mail degli studenti, a dati personali degli iscritti, a pagine personali dei docenti.

A tutti gli interessati della sicurezza studentesca digitale,  l’Udu ha attivato un indirizzo e-mail ([email protected]) che consente agli studenti degli atenei colpiti di chiedere informazioni sugli eventuali dati sottratti e, soprattutto, di unirsi alla class action che l’Unione ha intenzione di intentare contro gli stessi atenei.

«Abbiamo appreso, dopo aver consultato il nostro avvocato Michele Bonetti, – spiega Michele Orezzi, neoeletto coordinatore nazionale dell’Udu – che la responsabilità è degli stessi atenei. Per questa ragione intenteremo un ricorso contro tutte le università colpite». L’indirizzo mail serve quindi per raccogliere consensi per la class action.

«Si tratta di una grave mancanza delle università», commenta Bernardo Caldarola, rappresentante degli studenti dell’Università di Pavia, «a Pavia su 25mila iscritti sono state violate le pagine personali di 12mila. Questa è la dimostrazione del fatto che l’Università non gestisce in modo assennato i sistemi informatici».

«Il ministero giustifica spesso l’aumento delle rette», continua Caldarola, «con la necessità di innovare i sistemi informatici. Ma a quanto sembra non sono mai stati nemmeno migliorati».

Le associazioni studentesche rispondono all’attacco con partecipazione: «Il rettore ha assicurato che la situazione non è grave come l’hanno descritta i mezzi di informazione», commenta Simone Fabbrocile, rappresentante degli studenti all’Università di Urbino. «L’attenzione rimane comunque alta e abbiamo consigliato a tutti gli studenti di cambiare le loro password ma la preoccupazione è certamente calata. Appoggeremo comunque la class action che è un ulteriore tutela per gli studenti colpiti».

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