Cura del testo: una professione di ieri o di oggi?

Quando leggiamo un libro o un giornale, a volte, ci si imbatte in refusi, sviste come di solito li si definisce, giustificati per mancanza di personale o per il poco tempo a disposizione. Una volta era il correttore di bozze ad “accudire” il testo, ma oggi questa figura professionale sembra perdere importanza e il testo con lei, perché in pochi gli concedono le dovute attenzioni. Sembra, dunque, necessario riscattare e rivalutare questo mestiere, che in realtà dovrebbe e meriterebbe di essere una professione ever green.

Quando leggiamo un libro o un giornale, a volte, ci si imbatte in refusi, sviste come di solito li si definisce, giustificati per mancanza di personale o per il poco tempo a disposizione.Una volta era il correttore di bozze ad “accudire” il testo, ma oggi questa figura professionale sembra perdere importanza e il testo con lei, perché in pochi gli concedono le dovute attenzioni. Sembra, dunque, necessario riscattare e rivalutare questo mestiere, che in realtà dovrebbe e meriterebbe di essere una professione ever green.
Così Sara Esposito, correttrice di bozze per la Treccani e per Internazionale, ci ha raccontato come si diventa correttrice di bozze e cosa significa amare e curare un testo.
Da quanti anni svolge la professione di correttrice di bozze e come ha iniziato?
Svolgo il lavoro specificamente di correttrice di bozze da cinque anni e ho iniziato, dapprima, sostituendo la precedente correttrice, mia collega in Treccani, per tre mesi, in seguito subentrandole quando ha vinto il concorso per ricercatrice all’università e ha deciso di lasciare l’incarico.
Qual è stato il suo percorso formativo?
Mi sono laureata in Lettere, vincendo poi il concorso di dottorato e la borsa di studio postdottorato; un’ottima scuola è stata ed è la collaborazione presso la Treccani, che dura ormai da quindici anni, che mi ha portato a confrontarmi fin dal primo momento con testi dattiloscritti da curare fino alla pubblicazione.
Ha sempre voluto fare questo mestiere?
In realtà il mio interesse primario era lavorare presso la redazione di qualche casa editrice, poiché mi interessava seguire e curare tutto l’iter di lavorazione di un testo; poi la possibilità che mi si è offerta di poter collaborare anche come correttrice di bozze nella redazione di un settimanale mi è sembrata molto interessante.
Quali sono le reali possibilità  e quali i principali canali di inserimento per giovani interessati a questa professione?
Le reali possibilità purtroppo, credo, non siano molte; i principali canali di inserimento sono alcune redazioni di riviste e alcune case editrici che hanno ancora a cuore la cura del testo (v., per es., «Internazionale», che ha il merito anche di organizzare corsi di formazione postuniversitaria in giornalismo, comprendendo anche il ruolo del correttore di bozze).
Quale strada consiglierebbe loro di percorrere per raggiungere l’obiettivo?
Innanzitutto avere una formazione umanistica, ampliare il più possibile il proprio bagaglio di conoscenze, leggere tantissimo (poiché correggere le bozze non vuol dire solo individuare i refusi), inviare il proprio curriculum a tutte le redazioni di riviste, ai quotidiani, alle case editrici (anche le più piccole e giovani), visitare le varie fiere del libro e dell’editoria, cercando di prendere contatti e farsi conoscere di persona, e… tenere d’occhio i concorsi pubblici (rarissimi, ma qualche anno fa l’Unione Europea cercava alcuni correttori di bozze di lingua italiana).
Spesso, soprattutto in rete, si legge che la figura professionale del correttore di bozze è scomparsa. Che cosa ne pensa a riguardo?
Penso anch’io che la figura professionale del correttore di bozze stia ormai scomparendo, in quanto, con i programmi di correzione elettronica oggi a disposizione e in un regime di ricerca del risparmio, il primo ruolo a essere sacrificato è proprio quello; è un gran peccato, perché i risultati sono sotto gli occhi di tutti (basta leggere un qualsiasi libro per scoprire un gran numero di refusi e una generale sciatteria nella cura del testo). Tuttavia, mi auguro che la professione si possa riaffermare.
Annalisa Amato

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