Youth4Climate: “Chiudere industria fossile”

Transizione energetiva urgente e incusiva entro il 2030 con l’obiettivo di evitare l’aumento di 1,5° del pianeta. Introduzione delle skill climatiche nei curriculum.

“Chiudere l’industria dei combustibili fossili al più tardi entro il 2030“, è la principale richiesta dei giovani di Youth4Climate contenuta nel documento approvato ieri sera dall’assemblea ‘Youth4Climate Driving Ambition’. Sicuramente un obiettivo ambizioso quello scaturito dai due giorni di discussione PreCop 26 tenutasi a Milano in vista della COP26 di Glasgow.

I messaggi chiave, articolati su quattro argomenti (nei quali, tanto per fare un esempio, le parole indigeni o comunità vulnerabili appaiono più e più volte) che, a loro volta, costituiranno la base portante di un documento più articolato da elaborare nelle prossime settimane. Gli argomenti sono stati oggetto di lavoro di gruppi con tavoli separati, ognuno ha redatto una specifica richiesta che insieme hanno formato il documento di Milano

Le richieste di ‘Youth Driving Ambition’

Sono tre i punti principale delle richieste del gruppo di lavoro ‘Youth Driving Ambition’, in due dei quali si chiede un supporto concreto, anche e soprattutto finanziario, affinché il coinvolgimento dei giovani non resti solo una buona idea. Il primo verte sul coinvolgimento di Paesi e istituzioni affinché garantiscano urgentemente “un coinvolgimento significativo dei giovani in tutti i processi decisionali con implicazioni sul cambiamento climatico”. 

Si parla poi di “capacity building”: alla COP26 si dovrebbe chiedere ai paesi “di aumentare urgentemente il supporto finanziario, amministrativo e logistico per promuovere l’impegno dei giovani”. l terzo punto riguarda le risorse strettamente finanziarie “da destinare con urgenza, e renderli facilmente accessibili, fondi per sostenere la partecipazione dei giovani” ai processi decisionali che riguardano il cambiamento climatico.

‘Sosteinable Recovery’ e transizione ecologica

Il secondo gruppo di lavoro (Sustainable Recovery) chiede “una transizione energetica urgente, olistica, diversificata e inclusiva entro il 2030 che dia priorità all’efficienza energetica e all’energia sostenibile”, puntando al raggiungimento dell’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura di 1,5°. Per questa transizione si chiedono finanziamenti “per garantire una transizione con posti di lavoro dignitosi, fornendo un sostegno adeguato alle comunità colpite e vulnerabili” più volte citate nel documento, anche quando si parla di “misure di adattamento, resilienza” o si esortano i decisori a tutti i livelli, nel settore pubblico e in quello privato “a creare un sistema di finanziamento del clima trasparente e responsabile con una solida regolamentazione delle emissioni di carbonio, sradicando la trappola degli investimenti climatici nelle comunità più vulnerabili”.

‘Non-State Actors’ Engagement’: “Chiusura industria combustibili fossili”

Dal terzo gruppo (Non-State Actors’ Engagement) è arrivata la proposta più concreta del documento: una chiusura totale dell’industria dei combustibili fossili entro il 2030 e di garantire una transizione decentralizzata ed equa “progettata per e con le cooperative di lavoratori, le comunità locali e indigene e le persone più colpite dalla crisi climatica e dallo spostamento della terra”. Chiudere insomma con gli aiuti stateli e non agli investimenti in combustibili fossili e all’influenza dell’attività di lobbying di questa industria. Un altro punto riguarda la trasparenza e gli obiettivi intermedi: “La transizione richiede una chiara rendicontazione dei piani e il raggiungimento degli obiettivi intermedi, almeno su base annuale”.

‘Climate-Conscius Society’, educazione ed empancipazione

Per il quarto gruppo di lavoro il primo obiettivo è quello di invitare i ministri dell’istruzione e dell’ambiente che partecipano alla COP26 a impegnarsi a sostenere l’educazione ai cambiamenti climatici e l’emancipazione dei giovani, anche supportando la creazione di piattaforme e meccanismi multi-stakeholder per condividere informazioni e soluzioni sul clima e promuovere la partecipazione negli spazi decisionali.

Secondo punto: “Invitare i governi a garantire un’alfabetizzazione climatica per tutti e finanziamenti adeguati”. Questo significa integrare l’apprendimento del cambiamento climatico nei curricula, introducendo queste conoscenze nelle materie esistenti. Sul fronte della “consapevolezza pubblica e della mobilitazione”, i giovani chiedono di dare risalto “ai rifugiati climatici, attraverso i media tradizionali e utilizzando campagne, arte, sport, intrattenimento, leader della comunità, influencer e social media”. L’ultimo punto riguarda la formazione di giornalisti e comunicatori “per trasmettere l’urgenza e le implicazioni della crisi climatica in modo trasparente, accessibile e colloquiale” e, tra le altre cose, “regolamentando la pubblicità” e puntando a “prevenire il greenwashing”, cioè l’uso improprio delle battaglie climatiche da parte di alcune aziende solo perché è di moda.

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