Vito, un applauso pieno di dolore

follafunerali.jpgIncreduli, sgomenti, con gli occhi lucidi e le labbra serrate: affranti per una morte così assurda. Un lungo applauso ha salutato oggi pomeriggio l’arrivo nella parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Pianezza della salma di Vito Scafidi, il giovane 17enne morto a seguito del crollo della controsoffittatura nel liceo ‘Darwin’ di Rivoli. Ad attendere la salma – sulla cui bara all’arrivo sono state deposte due sciarpe di gruppi di tifosi della Juventus, squadra del cuore del ragazzo – il parroco don Beppe Bania e il sindaco di Pianezza Claudio Gagliardi che per oggi ha proclamato un’intera giornata di lutto cittadino.
Migliaia le persone che si sono radunate per dare l’ultimo saluto al giovane: dai compagni di classe, a quelli di scuola ai compagni della squadra di calcio, il Bvs dove Vito aveva cominciato a giocare lo scorso settembre. Numerosi anche i Gonfaloni delle istituzioni presenti e le corone, tra cui quella del presidenza della Repubblica e della presidenza del Consiglio dei ministri. Tanti anche gli striscioni che fanno ala alla chiesa. Poco prima dell’arrivo della salma alcuni compagni ne hanno portato uno con la scritta ‘Vito non di dimenticheremo mai sarai sempre nel nostro cuore’.
In piazza per la sicurezza. «Fanno bene. Anzi benissimo» perché se è stato un «errore sfilare con i baroni» ora è l’occasione per «tenere alta la tensione». Così il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, commenta, in un’intervista a «La Stampa» le proteste degli studenti che, all’indomani dell’incidente della scuola di Rivoli, annunciano manifestazioni per una maggiore sicurezza negli istituti.
Una finanziaria ad hoc. «Servirebbe – dice Meloni – una finanziaria. Ma se occorrono così tanti soldi è perché ereditiamo una situazione drammatica. La dice lunga questa storia delle continue deroghe alla legge 626 sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Abbiamo peraltro a che fare con tanti edifici che non nascono neppure per essere scuole. Situazioni arrabattate dove mancano palestre, computer, laboratori, questa è la realtà».
Manuel Massimo

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