Se ne torna a parlare ancora. L’abolizione del valore legale del titolo è uno di quegli argomenti che ogni tanto risveglia gli animi. Anche ieri, nel fermento suscitato dall’incontro tra Antonello Masia, direttore generale del Miur, e le organizzazioni sindacali universitarie che rappresentano docenti, ricercatori, dottorandi, studenti, personale tecnico amministrativo, è tornata in campo la questione.
Nel Governo tra i primi sostenitori c’è Renato Brunetta, ministro dell’Innovazione. A denigrare la scelta, invece, in prima fila gli universitari dell’Udu. Che anche ieri hanno espresso dissenso. “Siamo particolarmente preoccupati – hanno affermato in una nota – per l’intenzione di abolire in toto l’attuale legislazione in materia di diritto allo studio, consegnando carta bianca al Governo per la sua riscrittura attraverso lo strumento dei Decreti Legislativi, fra l’altro senza che nel Disegno di Legge siano descritti, se non in maniera vaga, i principi sui quali tali decreti dovrebbero basarsi. Ancora una volta – proseguono – questo Governo esautora il Parlamento dal suo compito, anche su una materia importante come la garanzia di offrire a tutti i giovani la possibilità di accedere agli studi”.
Gli studenti sono critici anche nei confronti dell’imminente riforma che “consegnerà tutto il potere decisionale al Rettore e ad un Consiglio d’Amministrazione che per la composizione prevista descrive un modello di Università più simile ad un’azienda che non ad un luogo di cultura, dedito alla ricerca. La possibilità – continuano – per gli studenti di intervenire nelle decisioni che li riguardano in prima persona, già scarsa ora, diminuisce ancora”.
1 comment
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Il valore legale esiste in tutto il mondo. In particolare in Gran Bretagna esiste anche il valore legale del voto di laurea.
Tutto il resto e’ fuffa ideologica.