Valditara dopo il caso di Rovigo: “Più peso al voto in condotta”

Il ministro: “Troppi docenti aggrediti, serve più rispetto. Garantita la difesa legale dello Stato. Cellulari in classe solo per la didattica”

“Il mio obeittivo è ridare autorevolezza ai docenti. Si tratta di una priorità fondamentale anche per affermare la cultura del rispetto nelle scuole”. È quanto afferma il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, commentando il nove in condotta dato ai due studenti di Rovigo. In un’intervista a Quotidiano Nazionale il ministro spiega la serie di iniziative che compongono l’idea di tutela della classe degli insegnanti. “Significa agire a 360 gradi. Siamo partiti dal contratto, il più favorevole siglato finora anche se dobbiamo essere consapevoli che è solo un primo passo. Ridare autorevolezza ai docenti significa anche intervenire sul fronte della tutela”.

Come prevenire le aggressioni

“Il cellulare in classe può essere utilizzato, sotto la guida del docente, per attività didattiche ma non per distrarsi o addirittura per dileggiare il docente. Su questo fronte mi ha fatto piacere sapere che anche il ministro dell’Istruzione olandese ha emanato una circolare simile alla nostra. Anche da qui passa la cultura del rispetto”. Riguardo la difesa legale, invece, il ministro rassicura che “il docente sarà difeso dall’avvocatura di Stato”. Dunque il docente non dovrà affrontare da solo le spese legali, ci penserà lo Stato. “Nei casi gravi – sottolinea Valditara – lo Stato si costituirà come parte civile chiedendo i danni da pregiudizio dell’immagine che la scuola pubblica ha subìto.

Il voto in condotta rivestirà un nuovo ruolo. “Il Gruppo di lavoro contro il bullismo ha terminato i suoi lavori e credo che già nei prossimi giorni inizieremo a presentare una serie di proposte. Ad esempio bisogna dare maggiore valore al voto di condotta che deve diventare un elemento importante nella valutazione complessiva. È evidente che dobbiamo anche ripensare tutto il meccanismo sanzionatorio. Dobbiamo responsabilizzare i ragazzi e questo non lo si fa tenendoli fuori dalle scuole”.

Sanzioni e cittadinanza attiva

“Se sospendo un ragazzo lasciandolo a casa per dieci giorni faccio il suo male: nell’ipotesi migliore il ragazzo è felice di “bigiare“ la scuola; nella peggiore può accadere che passi quei dieci giorni in strada magari con persone poco raccomandabili. Questi meccanismi devono essere ripensati. Proprio in queste ore stiamo ultimando una serie di proposte”. Per il ministro dell’Istruzione e del Merito vanno introdotti dei “meccanismi di cittadinanza attiva” che favoriscano il recupero dello studente attraverso una vera presa di coscienza. “Ci sono scuole che hanno saputo riaccendere quella lampadina che c’è in ogni ragazzo attraverso la valorizzazione delle abilità di ogni giovane. Per quei casi particolarmente difficili stiamo immaginando, insieme all’ordine degli psicologi, dei presidi sul territorio a disposizione delle scuole”.

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