Vaccini ai maturandi, comincia la Sicilia: “Così garantiremo un esame più sicuro”

La Sicilia, per prima in Italia, dà il via libera alle vaccinazioni per gli studenti impegnati nell’esame di maturità. Sarà su base volontaria e senza prenotazione.

Il Lazio chiama, la Sicilia risponde. Prenderanno il via da mercoledì 26 maggio le vaccinazioni anti-Covid agli studenti maturandi siciliani. Ad annunciarlo è la Regione che firmato un’ordinanza comunicato ai dirigenti scolastica la partenza della campagna. Le vaccinazioni si svolgeranno su base volontaria e senza prenotazione.

Gli studenti dovranno essere muniti di un’apposita attestazione di frequenza dell’ultimo anno del ciclo secondario di secondo grado rilasciata dal dirigente scolastico e, se non ancora maggiorenni, dovranno essere accompagnati da almeno un genitore o da chi esercita la potestà genitoriale. Ogni studente, senza prenotazione, potrà quindi recarsi presso uno degli hub siciliani di vaccinazione, istituiti sull’intero territorio della Regione. Si prevede, inoltre, che agli studenti minorenni verrà somministrato il vaccino Pfizer, mentre AstraZeneca o Johnson&Johnson a chi ha già compiuto il diciottesimo anno di età.

“La Sicilia è la prima regione italiana a procedere con la vaccinazione dei maturandi – commenta l’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale, Roberto Lagalla – L’esame di maturità si svolgerà, anche questa volta, in fase pandemica, ma, differentemente a quando accaduto nel 2020, abbiamo uno strumento in più per garantire migliori condizioni di sicurezza agli studenti che si apprestano a vivere un momento così importante per il loro percorso formativo. Mi auguro, quindi, che gran parte di loro scelga di immunizzarsi, usufruendo di questa importante opportunità che il governo regionale siciliano è riuscito a garantire loro”.

L’idea di vaccinare gli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore era stata lanciata nelle scorse settimane dalla Regione Lazio. Un’idea poi ripresa da molti governatori con una certa freddezza, tanto da spingere la Regione Emilia-Romagna ad escludere per le loro scuole un provvedimento del genere.

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