Università, la sfida di Manfredi: subito assunti 1600 ricercatori

Per Gaetano Manfredi è la prima uscita pubblica da ministro dell’Università e la Ricerca. Se poi i temi affrontati appartengono alla consueta vision dell’ex rettore e presidente della Crui, ecco che l’incontro si trasforma in una chiara esposizione del programma di governo. «Università, Ricerca e Mezzogiorno: quale futuro per i giovani» è infatti il titolo del convegno organizzato nella sede dell’Unione Industriali dove ricercatori, docenti e vertici degli atenei campani e di enti di ricerca hanno dibattuto a lungo lanciando idee e progetti precisi, ma anche stimolando il neoministro a uscire allo scoperto sulla programmazione futura. Il convegno, moderato dal direttore del Mattino Federico Monga, ha visto interventi da parte di Vito Grassi, presidente dell’Unione industriali; Massimo Inguscio, presidente del Cnr; Giorgio Ventre, direttore Apple Academy; e della ricercatrice Daniela Corda, seguiti dai rettori Raffaele Calabrò del Campus Biomedico di Roma, Giuseppe Paolisso della Vanvitelli, Lucio d’Alessandro del Suor Orsola qui in veste anche di presidente Crui ad interim, poi Luigi Califano e Matteo Lorito, rispettivamente presidente della Scuola di Medicina e chirurgia e direttore del Dipartimento di Agraria, entrambi candidati a rettore della Federico II. Nel Comitato scientifico dell’evento figurano Mario Delfino, consigliere dell’Ordine dei medici di Napoli, e Gabriella Fabbrocini, direttore della Dermatologia federiciana che ha introdotto i lavori, la quale ha sottolineato l’intento di «lanciare idee positive e non esporre solo lamentele» pur focalizzando l’attenzione in un settore di «grande crisi che è quello medico».
FUGA DI CERVELLI
Tra i quesiti maggiormente posti al ministro Manfredi c’è quello del reclutamento di giovani ricercatori, tematica centrale sia del convegno che del governo, per evitare le cosiddette «fughe di cervelli» come sottolineato in particolare da Calabrò, Corda e d’Alessandro, e meglio ancora dai candidati Califano e Lorito. Il primo vede «l’emorragia dei nostri talenti che qui non hanno possibilità di crescere e formare il futuro», il secondo parla di un problema «presente anche al Nord, soprattutto in Lombardia, ma che viene pareggiato dall’arrivo dei nostri giovani». A mettere in chiaro la problematiche è il ministro Manfredi che si pone nel punto medio dei due, chiarendo che «la fuga dei cervelli è un bene se è una scelta, ma è un male se è un obbligo. Per molti anni è stato obbligo quindi il sistema non funzionava. I nostri ricercatori andavano fuori perché il nostro non è un sistema inclusivo, inoltre eccessivamente burocratizzato».
OBIETTIVO 1.600 RICERCATORI
Uno dei punti principali del programma da ministro, che Manfredi definisce «la prossima battaglia», sarà «la semplificazione. Costituiremo una commissione per la semplificazione per intervenire con misure profonde» poiché in questo modo le offerte che il governo tra poco metterà in campo «non saranno affossate dalla lentezza burocratica, scoraggiando i più bravi che sono tentati a lasciare il Paese». E proprio sulla ricerca si punterà presto attraverso un emendamento che inserirà 1.600 ricercatori tipo B nel decreto Milleproroghe per la loro stabilizzazione. «Scommettere sul futuro implica investire sulle persone e serve volontà politica. Per farlo dobbiamo ripartire dai giovani. Il primo segnale che il governo darà sarà questo piano straordinario sui ricercatori». Un reclutamento «meritocratico e programmatico».
EDILIZIA E NUOVA DIDATTICA
Altro punto al centro del dibattito sono stati gli spazi didattici e anche su questo tema il ministro Manfredi ha anticipato che «a breve ci sarà un bando di 400 milioni per l’edilizia, ed entro fine anno arriveranno altri 400 milioni» ricordando che «finora abbiamo lavorato con autofinanziamenti e che il governo non investiva dal 2008». Questi restyling sono necessari per «il segnale di cambiamento che le università devono dare agli studenti. Serve una nuova didattica, perché gli studenti di oggi non sono uguali a quando lo eravamo noi: hanno esigenze diverse e dobbiamo renderli pronti per le sfide del futuro». E poi ancora sul Mezzogiorno occorrono «visione e strumenti di spesa. Al Sud non serve una contrapposizione sterile con il Nord, ma la giusta rivendicazione del suo ruolo».
 
ilmattino

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