Università di Macerata, studenti protestano per l’inaugurazione dell’anno accademico in una chiesa: “Scelta irrispettosa, l’università è laica”

“Con la motivazione delle elezioni studentesche il rettore ha anche fatto intervenire una studentessa non eletta invece di chi è deputato ad intervenire in nome degli studenti”

All’inaugurazione del 733esimo Anno Accademico dell’Università degli Studi di Macerata gli studenti si sono alzati e se ne sono andati uscendo dalla cattedrale di San Giovanni. Un gesto plateale, quello dei rappresentanti di Officina Universitaria, storico sindacato studentesco dell’ateneo, in pieno dissenso con l’ateneo e il suo rettore, John McCourt, eletto da pochi mesi alla guida dell’ateneo marchigiano. Perchè?

L’inaugurazione in una chiesa

“Circa tre settimane fa è arrivato l’invito dell’inaugurazione dell’anno accademico da parte del Rettore e c’era scritto che si sarebbe svolto nella cattedrale di San Giovanni, chiesa recentemente fatta diventare cattedrale dopo la ristrutturazione dopo il sisma del novantasette – racconta Lorenzo Di Nello, coordinatore di Officina Universitaria -. Quando abbiamo risposto quali fossero le motivazioni di questa scelta ci è stato risposto che il teatro cittaddino Lauro Rossi, dove si svolge solitamente la cerimonia, era occupato per quella data e la presenza della ministra Bernini imponeva quella data. Poi abbiamo scoperto che non era neanche stata fatta la richiesta al Comune per quello spazio”.

Il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, però, alla fine ha partecipato in collegamento. Chi invece ha partecipato in presenza è stato il vescovo Nazzareno Marconi. “Molti docendi si sono lamentati con noi di questa scelta non laica – continua Lorenzo -. Per non parlare di un’altra anomalia: far parlare una studentessa spacciandola per rappresentante degli studenti”. Con la motivazione che “ci sono le elezioni a fine mese il Rettore ha deciso di non farl parlare nessun rappresentante eletto, come viene fatto solitamente, ma una studentessa scelta dal docente che si è occupato del cerimoniale”. Come avviene di solito sono gli studenti eletti, presidenti del Consiglio degli studenti, senatori o senatrici accademiche, anche membri del cda in quota studenti, invece l’insolita scelta da parte del Rettore non ha fatto altro che inasprire il clima già teso.

Il gesto di protesta degli studenti

“Non è finita qui. I rappresentanti degli studenti, quelli dei ricercatori, sono stati fatti mettere seduti in fondo alla chiesa e non è stato fatto intervenire neanche il direttore generale dell’ateneo – sottolinea Lorenzo -. Avevamo deciso di fare un gesto per richiamare l’attenzione della ministra sulle tematiche che avevamo segnalato come la prevenzione al suicidio. Ma non siamo mai arrivati a quel punto della cerimonia: vedere il vescovo entrare in chiesa prima di noi e aprire l’inaugurazione dell’anno accademico perché “ci ha ospitato” è stato troppo. Quando McCourt si è girato verso il fondo della chiesa ci siamo alzati e siamo usciti. Volevamo che lui ci vedesse”. E così è stato perchè in serata sarà proprio il Rettore a chiedere spiegazioni del gesto, chiamando il Resto del Carlino che intanto aveva pubblicato il comunicato di Officina Universitaria in dissenso con le scelte del nuovo Rettore. “Ci aspettavamo una chiamata che non è mai arrivita”, afferma Lorenzo.

Sui social e nel comunicato inviato alla stampa le parole usate agli studenti danno la misura del clima. “Discostandoci dalle criticità di tipo organizzativo, la stessa retorica del Rettore McCourt sul senso di comunità, la compartecipazione, i processi e la progettazione “bottom up”, risulta incoerente, vista la totale mancanza di coinvolgimento, non solo in questa occasione ma anche nei mesi precedenti, delle rappresentanze studentesche da più punti di vista. In un periodo in cui la partecipazione democratica a tutti i livelli risulta essere sempre più difficoltosa, la non considerazione e comprensione delle dinamiche di rappresentanza da parte della Governance non può che andare a danneggiare irreparabilmente il processo di crescita del nostro Ateneo e delegittimare il senso imprescindibile della rappresentanza, che si configura di fatto come un elemento fondamentale per il sano funzionamento dell’Università e la tutela degli studenti tutti”.

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