Un lavoro dopo la maturità? No grazie. Il 70% dei diplomati decide di continuare a studiare all’università

Presentati ieri a Roma i dati di AmlaDiploma. Più della metà dei diplomati del 2023 confermerebbe la propria scelta delle scuole superiori.

Se tornassero ai tempi della scelta della scuola superiore più della metà dei diplomati del 2023 confermerebbe la propria scelta e quasi il 70% ha scelto di continuare a studiare: è quanto emerge dai dati sui diplomati contenuti nell’indagine “Profilo dei diplomati e loro esiti a distanza, percorsi di orientamento e scelte nella scuola secondaria di I e II grado” presentato ieri nel XXI Convegno di AlmaDiploma a Roma.

La rilevazione ha riguardato quasi 29mila diplomati del 2023, quasi 33mila diplomati del 2022 e 40 mila diplomati del 2020. In primo piano è emersa la soddisfazione per il percorso di studi intrapreso (che si attesta al 73,6% dei diplomati del 2023), anche se una parte dei diplomati cambierebbe, almeno parzialmente, la scelta fatta. Le principali motivazioni alla base di tali ripensamenti, espresse a un anno dal diploma, riguardano il desiderio di studiare materie diverse e avere una maggiore preparazione per gli studi universitari o per il mondo del lavoro.

Oggi gli studenti che ripeterebbero lo stesso percorso di studi sono il 59,5%, un anno prima erano il 55,6%. Il 69,6% dei diplomati del 2022 oggi è iscritto a un corso di laurea: il 49,3% si dedica solo agli studi, il 20,3% studia e lavora. Il 18,8% lavora esclusivamente. Tra il 2019 e il 2023, tra chi lavora a un anno dal diploma, è rimasta sostanzialmente stabile la diffusione dei contratti a tempo indeterminato mentre sono aumentati nettamente quelli a termine (+6,4 punti percentuali rispetto al 2019). Calano contratti formativi e lavoro non regolamentato (-3,1 e -1,7 punti percentuali). Aumenta il ricorso al part-time. Le retribuzioni mensili nette, dopo il calo registrato negli anni dell’emergenza sanitaria, sono aumentate, raggiungendo i livelli massimi nel 2023 per tutti i tipi di diploma. Ma l’inflazione pesa: in termini reali le retribuzioni calano, nel quinquennio in esame, di oltre il 3% pur se con andamenti differenziati per tipo di diploma.

LEGGI ANCHE:

Total
0
Shares
Lascia un commento
Previous Article

Le creature degli abissi di Cavaliere riemergono all'Accademia delle Belle Arti di Bologna

Next Article

È Potenza la Città italiana dei giovani 2024

Related Posts