Uffici abbandonati, ville ed ex ospedali: a Savona individuati i locali dove fare scuola

Nel giorno dello sciopero nazionale della scuola, si scopre come la ripresa a settembre sia tanto complicata. Ieri si è consumata una protesta “virtuale”, ma i problemi del mondo scolastico sono reali. Soprattutto per la carenza di indicazioni in vista dell’anno a venire. Per il momento resta la richiesta del Governo agli enti locali di individuare altri spazi per l’attività scolastica: e gli enti locali (Comuni e Provincia) sono piuttosto impreparati. Anche perché non hanno i soldi per farlo. Le indicazioni del Ministero – che durante l’emergenza si sono susseguite a volte contraddicendosi – oggi richiederebbero comunque il ritorno della scuola “in presenza”, ma seguendo una serie di direttive anti contagio per ridurre il numero di studenti per aula.

Al momento, in provincia di Savona, la risposta è quella dei disperati. Pierangelo Olivieri, presidente della Provincia (che è l’ente responsabile per le scuole superiori), ricorda alcuni progetti già esistenti tra cui l’ex Ial in Valbormida, i lavori al Calasanzio, il rifacimento del polo scolastico ad Albenga. «Ma sono progetti avviati e su cui non si può ulteriormente accelerare. L’unico spazio di nostra proprietà che sarebbe forse utile è quello dell’ex provveditorato in via Trilussa, a Savona. Poi ci sono l’ex villa Gavotti a Legino e l’ex caserma di Albenga».

Il problema è che mancano i soldi. E Olivieri è il primo a lamentarsene. «Qua altro che nozze coi fichi secchi, non ci sono nemmeno i fichi secchi», commenta ricordando le difficoltà nel reperire i finanziamenti per la semplice manutenzione ordinaria delle scuole superiori.

Fermi, per ora, il Comune di Savona con l’assessore Ileana Romagnoli («ci muoveremo quando capiremo meglio le richieste e di fondi»), quello di Varazze Alessandro Bozzano («l’unico spazio che vedo è quello dell’ex ospedale, ma appartiene ad Arte»), che aggiunge una lamentela rispetto alle troppe responsabilità lasciate in mano ai sindaci. E poi c’è Albenga con il sindaco Riccardo Tomatis: «Posso ipotizzare l’utilizzo di una tensostruttura, di parti di Palazzo Oddo, o di un piano del Trincheri – dice – ma francamente senza risorse né indicazioni progettuali non vedo da che parte potremmo muoverci in modo fattivo. Stiamo già facendo uno sforzo estremo per sostenere le categorie economiche in crisi, ci dicano almeno qualcosa di più».

La Valbormida si è mossa in modo più concreto, pur anche qui ipotizzando, ma cercando subito soluzioni concrete. Il più diretto è Aldo Picalli, sindaco di Millesimo: «Stiamo mettendo in planimetria le aule, in modo da capire come organizzare gli spazi, sfruttando quelle più grandi, per esempio l’aula Lim e la mensa, in base alle poche indicazioni che abbiamo. Procede anche il discorso sulla palestra, in modo da utilizzarla come polmone nel caso in cui servisse per ricavare nuove spazi. L’ipotesi bocciodromo resta, anche perché potremmo avere bisogno di una nuova palestra», conclude. Anche il primo cittadino di Cairo, Paolo Lambertini, elenca situazioni di vantaggio: «Abbiamo scuole che sono, come strutture, piuttosto grandi. E poi possiamo valutare di adeguare anche altre realtà; tutto ciò naturalmente quando ci saranno elementi più concreti».

secoloXIX

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