Molti studenti che non hanno superato i test d’ingresso per entrare nelle facoltà a numero chiuso potrebbero decidere di fare ricorso: ma in mancanza di irregolarità palesi ed accertate l’azione legale potrebbe finire in una bolla di sapone, con una notevole perdita di tempo e di denaro.
Per evitare di alimentare false speranze nei respinti, l’Udu (Unione degli Universitari) mette in guardia dai “ricorsi-facili” all’americana, in stile class action: “Bisogna diffidare di quella marea associazioni e strutture che a vario titolo offrono false speranze agli studenti esclusi organizzando costosissimi ricorsi basati sulla sola iniquità del meccanismo dell’accesso programmato”.
Tenere gli occhi aperti, dunque, per evitare di subire la beffa di una causa persa oltre al danno di non essere riusciti ad entrare nella facoltà dei propri sogni. Peraltro, a parte qualche eccezione, in linea generale i test di quest’anno – rispetto alla contestatissima edizione 2007 – sembrerebbero essersi svolti in modo formalmente corretto: dunque non ci sarebbero gli estremi per un’azione collettiva basata su macroscopici errori da parte delle Commissioni e/o irregolarità di piccoli gruppi organizzati perpetrate ai danni dei più.
Come è noto, infatti, una storica sentenza del Tar del Lazio ha accolto le tesi dell’Udu sull’inattitudine di questo sistema di selezione e sull’invalidità della prova di ammissione per l’anno accademico 2007/2008 ma si è ancora in attesa di vedere gli effetti di questa pronuncia poiché l’unica risposta che il Miur ha saputo dare agli studenti è stato ricorrere in appello in Consiglio di Stato.
L’Udu invita dunque a ponderare bene le proprie scelte: “In attesa dell’esito di questa vicenda giudiziaria e della svolta legislativa che dovrebbe conseguirne è opportuno intraprendere nuovi ricorsi solo laddove si riscontreranno casi specifici di ingiustizie durante lo svolgimento dei test o durante la valutazione delle prove“.
Manuel Massimo
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