Ucraina, il giovane che vuole studiare in Italia: “Non voglio essere obbligato a combattere”

Il giovane ucraino vorrebbe rimanere all’Università di Ancona.

“Non voglio combattere, le armi non sono fatte per me, spero che l’università di Ancona mi accolga per farmi studiare. Soltanto così posso evitare di andare al fronte”. La storia di Danil (il nome è di fantasia) è drammatica e inusuale al tempo stesso. Danil ha 25 anni, si è laureato in Odontoiatria e adesso rischia di essere chiamato da Kiev per affrontare le fasi successive del sanguinoso conflitto con la Russia dopo l’aggressione del 24 febbraio scorso.

“Non voglio combattere. L’università di Ancona mi accolga”

La legge militare in Ucraina è nota a tutti: nessun maschio tra 18 e 60 anni può lasciare il paese, a meno che non abbia tre figli a carico e, appunto, per motivi di studio accademico: “Io sono totalmente a favore del mio Paese e della lotta che sta sostenendo contro la Russia. Chi combatte al fronte è un eroe, ma io non sono come loro, non amo le armi, non sono fatto per la guerra. Il solo pensiero mi terrorizza. Ho studiato per avere un futuro, per crescere la mia famiglia qui, non per essere sacrificato sul campo di battaglia”, racconta lo studente a Il Resto del Carlino.

La parabola di Danil è direttamente collegata al capoluogo dorico ed è lui a spiegare perché: “Anni fa una nostra parente diretta è emigrata in Italia e da sempre abita e lavora come badante ad Ancona – aggiunge il 25enne – Mi sono informato sulla città, lei ce ne ha sempre parlato bene e adesso sto prendendo contatti con le realtà accademiche delle Marche per iscrivermi a un corso di laurea. Lo farei sia per salvarmi la vita e per evitare di combattere al fronte, ma anche per portare avanti i miei studi accademici. Avrei frequentato l’università qui, ma la situazione è molto difficile qui. Sto facendo di tutto affinché il sogno si possa realizzare e presto potrei essere nella vostra città. Certo, così facendo dovrei lasciare la mia famiglia e la cosa mi devasta, ma anche loro sono d’accordo con me, anzi mi hanno spinto a provarci”.

La guerra in Ucraina

Dnipro, pur essendo una città lontana dal fronte, nel corso dell’ultima settimana è stata attaccata dai missili russi in due occasioni. A fine giugno tre missili hanno colpito un’officina con rivendita d’auto facendo 4 vittime. Ieri mattina all’alba l’artiglieria di Mosca ha lanciato ben sette missili, la difesa ucraina ne ha intercettati e resi innocui sei, ma uno è andato a bersaglio su delle abitazioni private.

L’offensiva russa nel Donbass, dopo la conquista del Lugansk, prosegue con la stessa strategia anche in Donetsk: fuoco incessante di artiglieria e raid aerei per fiaccare il nemico prima di sfondare con le truppe nei centri abitati. Il prossimo obiettivo dell’Armata di Putin è Sloviansk, sottoposta a intensi bombardamenti da tre giorni, con morti e feriti, mentre le poche migliaia di persone rimaste in città sono state invitate a scappare dalle autorità. Civili che continuano ad essere le prime vittime di questo conflitto, come ha denunciato l’Onu.

Sono 335 i bambini morti dall’inizio della guerra in Ucraina. Michelle Bachelet, Alto Commissario Onu per i diritti umani, ha condannato la “guerra senza senso” della Russia in Ucraina chiedendo la fine delle “insopportabili” sofferenze dei civili. Bachelet ha anche chiesto il risarcimento per le vittime della guerra, precisando che dallo scoppio delle ostilità sono stati documentati più di 10.000 morti o feriti tra i civili in tutta l’Ucraina, con 335 bambini tra i 4.889 decessi. Nella sua ultima apparizione davanti al Consiglio per i diritti umani Onu, Bachelet ha lamentato che “mentre entriamo nel quinto mese di ostilità, il bilancio del conflitto in Ucraina continua ad aumentare”.

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