Da un lato ci sono i sindaci e qualche presidente di Regione, dall’altro sindacati, partiti politici, associazioni dei genitori e molti presidi. Il green pass obbligatorio per tutti gli studenti italiani rischia di dividere ancor di più il fronte politico (e non solo) impegnato nel gestire una nuova impennati di contagi di Coronavirus che, in qualche caso, hanno come epicentro proprio le aule scolastiche, soprattutto quelle dove il vaccino non è ancora arrivato.
“L’Obbligo di green pass agli studenti per andare a scuola sarebbe lesivo del diritto allo studio dei ragazzi, se non si assicura la gratuità dei tamponi per tutti. Speriamo sia una provocazione lanciata dai sindaci, ma attenzione a non far ricadere sulle famiglie un ulteriore aggravio” dice Rosaria D’Anna, presidente dell’associazione dei genitori Age di cui fanno parte 150 associazioni in tutta Italia. “Ci è stato riferito che spesso le scuole per attuare il nuovo protocollo quarantene dirottano i genitori su farmacie o altre strutture a pagamento. È necessario assicurare la gratuità o siamo a un punto di non ritorno”.
“Ogni giorno purtroppo vediamo aumentare il numero delle classi in didattica a distanza – ha detto il sindaco di Pesaro e presidente di Ali-Autonomie locali italiane, Matteo Ricci – Oggi la maggior parte dei focolai sono nelle scuole, se andiamo avanti così a gennaio i ragazzi saranno tutti in Dad. Un rischio concreto che potrebbe provocare ripercussioni psicologiche e di apprendimento e problemi anche nell’organizzazione delle famiglie. Con il Green Pass obbligatorio il diritto allo studio è garantito, perché proponiamo un certificato verde semplice, come viene adottato nel mondo del lavoro. I ragazzi potranno andare a scuola con il vaccino o con tampone periodico”.
Una posizione molto simile a quella presa, per esempio, da alcuni sindaci dell’Emilia-Romagna che si sono spinti (come, per esempio, il primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore) a proporre una Dad per soli studenti non vaccinati. “Il green pass a scuola per gli alunni è una inaccettabile lesione dei diritti costituzionali e una pericolosa scorciatoia, così come il ritorno alla Dad – ha tuonato subito la Cgil dell’Emilia-Romagna – La leggerezza con la quale si interviene su un diritto costituzionale, quello all’istruzione, che dovrebbe essere garantito a tutte e a tutti, è davvero allarmante. In questo modo un minorenne si troverebbe a subire una scelta presa dai propri genitori e, qualora questi decidessero di non vaccinarlo, sarebbe estromesso dalle lezioni in presenza e confinato in Dad”.
Anche sul fronte politico l’idea del vaccino obbligatorio per entrare in classe sembra sollevare più posizioni contrarie che a favore. Una di queste è quella del MoVimento 5 Stelle che con una nota a firma dei membri delle commissioni Istruzione e Cultura parlano di “una misura del genere finirebbe inevitabilmente per creare delle disuguaglianze inaccettabili, a maggior ragione perché parliamo di giovani e di diritto all’istruzione. È bene ricordare che il personale scolastico è già obbligato alla vaccinazione, mentre è elevata la percentuale di studenti over 12 vaccinati. Proseguono a buon ritmo, inoltre, le somministrazioni nella fascia di età 5-11. Fare tutto ciò che è necessario per garantire la didattica in presenza è giusto, e da questo punto di vista ci aspettiamo che la legge di Bilancio proroghi i contratti di tutti i 30mila lavoratori Ata, ma non a scapito dei diritti degli studenti” concludono i pentastellati.
Nella girandola delle dichiarazioni c’è anche chi, come Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, propone di prolungare le vacanze di Natale ormai alle porte. “I bambini sotto i 5 anni che non sono vaccinati, hanno un maggior rischio di diffondere l’infezione ma “il fatto che in questo periodo non vadano a scuola è già un elemento favorevole. Considererei la possibilità, se le cose vanno veramente male con la variante Omicron, di prolungare le vacanze natalizie per i piccoli non vaccinati”.