Tridico: “Ai giovani dico di lavorare in chiaro e di rifiutare il lavoro in nero”

“Se sono diventato professore lo devo al welfare del nostro Stato che mi ha permesso di avere una borsa di studio e un alloggio alla casa dello studente”

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico è intervenuto al secondo giorno di Orientasud, il Salone delle opportunità: “Oggi si parla dei furbetti del reddito di cittadinanza, ma quelli erano furbetti anche prima. Ai ragazzi dico di lavorare in chiaro e di rifiutare il lavoro in nero”.

Mentre sulla digitalizzazione ha affermato: “Vedo con molto piacere che tutte le amministrazioni pubbliche italiane sono in un periodo di grande rinnovamento digitale e di innovazione. Abbiamo collaborato a stretto contatto con il ministro Colao e Brunetta, accellerando in innovazione, circa il 15% in più, trasformando l’ente con un grande piano per la digitalizzazione iniziato prima della pandemia, il 17 febbraio 2020, già prima del Pnrr”. E poi ricorda come la pandemia sia stata “un acceleratore di questa innovazione, permettendo di fare molte cose come eliminare il cartaceo, creare sportelli virtuali reali, dare informazioni fondamentali per la cittadinanza con servizi sempre più friendly con le app ecc.”

“Noi abbiamo molto aperto e snellito il recruiting, avendo aperto ad altri canali soprattutto per le professionalità specifiche con annunci anche su social come linkedin. Lo abbiamo fatto per la direzione studi che si rivolge a ricercatori e professori universitari, attraverso canali temporanei che non si rivolgono soltanto al concorso pubblico. Benché abbiamo aperto anche bandi da questo punto di vista con 2 mila figure tra ingegneri, amministrativi, statistici, giuristi, economisti, architetti, medici”.

“Consiglio ai ragazzi di orientarsi di più su quelle competenze che stanno sulla frontiera dell’innovazione tecnologica”. Il consiglio di Tridico ai giovani è quello di tenere in tasca un piano B: “Io quando ero giovane pensavo a due strade: una diplomatica, con una carriera che mi portasse verso il Ministero degli Esteri, l’altra accademica. Il concorso da diplomatico andò bene ma non ottenni il posto, devo essere sincero. L’altro andò meglio. Devo dire che se sono diventato professore universitario lo devo in primis al nostro Stato e al nostro sistema di welfare, perché mi ha fornito una borsa di studio e un alloggio in una casa dello studente senza le quali io non avrei potuto permettermi di studiare a quei livelli. Oggi con maggiore orgoglio rappresento il welfare come presidente Inps”.

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