La legge sulla Ricerca, la prima regionale su questa materia dagli Anni Settanta, è stata approvata in questi giorni dal Consiglio Regionale della Toscana. La nuova legge, basata sul gioco di squadra, offre alla Toscana uno strumento in più per uscire rafforzata dalla crisi e affrontare la difficile sfida dell’innovazione del suo sistema produttivo. Ad illustrarla, sottolineandone le potenzialità in una fase difficile come l’attuale, è stato il presidente della Regione, Claudio Martini, insieme all’assessore all’università e alla ricerca, Eugenio Baronti, che ha presentato la proposta a nome della Giunta.
«Disposizioni in materia di Ricerca e Innovazione» è una legge snella, in tutto 14 articoli, che interviene nel sistema di relazioni fra tutti soggetti protagonisti dei processi innovativi. Obiettivo: coordinare competenze e risorse per creare le condizioni necessarie ad attrarre investimenti e localizzare in Toscana imprese ad alto contenuto di ricerca, tecnologia, qualità ambientale. La rete regionale della Ricerca è il punto di partenza per favorire la cooperazione fra istituzioni ed enti che in Toscana lavorano nell’ambito dell’alta formazione, della Ricerca pubblica e privata, della diffusione e del trasferimento dei risultati della ricerca al mondo della produzione e dei servizi. Ma non basta. La legge va oltre, affermando che «la Regione favorisce la partecipazione di questi soggetti all’elaborazione dei programmi regionali».
In che modo? Tramite la Conferenza Regionale per la Ricerca e l’Innovazione, struttura permanente di consultazione della giunta (snella e non burocratica) ampiamente rappresentativa del mondo istituzionale, di quello accademico e della ricerca, delle imprese e dei servizi. La Regione si propone, dunque, come regista di un processo improntato al gioco di squadra, dove risorse e competenze vengono valorizzate al massimo proprio in virtù del maggiore coordinamento, convergendo in modo più efficace che in passato sugli obiettivi strategici individuati.
Unire gli sforzi, concepire politiche integrate, fare degli interventi per ricerca e innovazione un filo rosso che percorre tutti gli strumenti di programmazione regionale: questi obiettivi si concretizzeranno in un unico atto di indirizzo, a carattere pluriennale (in sintonia con il PRS) che sarà approvato dal consiglio regionale su proposta della giunta. All’atto di indirizzo la legge rimanda sia per definire le linee di intervento che il relativo quadro finanziario.
La nuova legge rappresenta anche un salto di qualità nei rapporti fra Ricerca e mondo produttivo. L’articolo 8 parla, appunto, di diffusione e trasferimento della conoscenza e dei risultati della Ricerca: per la prima volta si indica la strada per far interagire sistema produttivo e dei servizi e sistema regionale della ricerca. Tutto questo passa, fra l’altro, per il potenziamento delle iniziative di alta formazione, consolidando i rapporti che la Regione e gli enti locali intrattengono da tempo con Università e istituti di alta formazione (articolo 10). Un altro aspetto riguarda l’incentivazione di incubatori di imprese innovative (prevedendo anche strumenti di finanza innovativa o apporto di capitale di rischio).
Manuel Massimo