Terremoto per il test di Medicina: il Tar annulla il sistema dei TOLC

I giudici amministrativi del Lazio hanno annullato i decreti ministeriali che avevano introdotto il nuovo sistema di selezione per le facoltà a numero chiuso. Chi ha superato il test però continuerà ad essere regolarmente iscritto mentre chi è stato escluso non sarà ammesso d’ufficio.
Studenti al test di Medicina

Terremoto per il test di Medicina. Il Tar per il Lazio, con la sentenza 863 emanata ieri, ha annullato i provvedimenti che hanno disciplinato le prove di ammissione alla Facoltà di Medicina per l’anno accademico 2023/2024 con il sistema TOLC-Med.  Per i giudici amministrativi “le prove somministrate ai candidati non erano omogenee quanto a difficoltà complessiva individuata attraverso il coefficiente di equalizzazione” e per questo “un sistema siffatto non è, dunque, idoneo ad assicurare la selezione dei candidati più meritevoli e non può, pertanto, superare il vaglio di legittimità”.

Nessuna ripercussione sulle ammissioni

La sentenza, che arriva come un fulmine a ciel sereno proprio nei giorni in cui si sta discutendo di come strutturare l’accesso a Medicina per rendere il numero chiuso più “aperto, però non avrà ripercussioni sulle prove già svolte. Chi ha superato il test continuerà ad essere regolarmente iscritto alla propria facoltà mentre chi è stato escluso non sarà ammesso d’ufficio. “Va, in primo luogo, escluso che, quale conseguenza dell’annullamento, il ricorrente possa essere ammesso in soprannumero al corso di laurea presso l’Ateneo indicato come prima scelta o presso altre Università – hanno specificato i giudici amministrativi – Così come va del pari escluso che, in conseguenza dell’annullamento degli atti sopra indicati, possa disporsi la totale caducazione di tutti gli atti esecutivi e, in particolare, delle immatricolazioni avvenute o comunque in corso di perfezionamento”.

“Sistema di valutazione non adeguato”

Il Tar del Lazio ha ritenuto che “il meccanismo introdotto dall’amministrazione non soddisfi le esigenze previste “presentando elementi di alea che, da un lato, non sono giustificati da esigenze oggettive della selezione e, dall’altro, non consentono un ordinamento degli aspiranti sulla base della sola performance, essendo la relativa posizione influenzata, in maniera anche significativa e determinante l’accesso ai corsi di laurea, dall’attribuzione di un fattore di parametrazione del punteggio che limita, in modo per ciascuno diverso, il punteggio massimo raggiungibile e che mina, pertanto, la par condicio tra i candidati”. Nella sentenza si legge che “le prove somministrate ai candidati non erano omogenee quanto a difficoltà complessiva individuata attraverso il coefficiente di equalizzazione e le prove non possano essere omogenee sulla base del punteggio equalizzato è, d’altra parte, implicito nelle premesse di funzionamento del sistema. Se, quindi, l’accertata disomogeneità delle prove si risolve in un fattore, non controllabile dal candidato, di premialità o penalizzazione suscettibile, di per sé, di influenzare l’accesso o l’esclusione dai corsi un sistema siffatto non è, dunque, idoneo ad assicurare la selezione dei candidati più meritevoli e non può, pertanto, superare il vaglio di legittimità”.

La rabbia degli studenti

“Il Tar ha confermato le denunce dell’UDU nei confronti del sistema TOLC-Med annullando i Decreti Ministeriali che lo avevano introdotto e il bando. È stato  segnato un punto importante, ma la disposizione del tribunale non  basta: serve un superamento strutturale del sistema dei numeri  programmati – fa sapere l’Unione degli Universitari – Il Tar però ha ritenuto, nonostante la prova sia illegittima, di confermare le ammissioni di chi ha ottenuto il posto, bloccando, tuttavia, le successive immatricolazioni per scorrimento e non  autorizzando comunque ammissioni dei primi ricorrenti vittoriosi  in sovrannumero. Ciò, evidentemente non ristora chi ha impugnato la graduatoria né pone rimedio ai danni del sistema TOLC-Med, ma, anzi, si limita a creare un’ulteriore disparità, lasciando, inoltre, un migliaio di posti non assegnati”.

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