Il mercato li premia e loro, i periti tecnici industriali, vanno sul podio a dimostrazione di quanto la loro figura sia importante e valorizzata nelle organizzazioni produttive. A sfornarli, sempre in quantità superiore, è l’ITI ovvero Istituto tecnico industriale, salito agli onori della cronaca dopo l’ultima ricerca siglata Censis 2009.
Secondo l’istituto di ricerca i primi a trovare lavoro dopo la maturità sarebbero i diplomati degli istituti tecnici industriali. Sembra, infatti non esserci più dubbio che la formazione acquisita presso gli ITI offra allo studente una qualificazione apprezzata più di quella di altre scuole. Difficile, infatti, poter competere con queste cifre: circa il 65, 8% dei diplomati ITI – sostiene il Censis – è occupato, mentre il 22,9% studia all’università e il 38,6% vince l’appeal della libera professione. A quattro anni dal diploma, inoltre, i ragazzi “tecnici” svolgono un lavoro prevalentemente di tipo continuativo (87,8%) e il restante 12,2% è impegnato in un lavoro occasionale.
Indicazioni che testimoniano un ritorno di centralità della competenza tecnica nel mondo del lavoro. L’indagine Censis evidenzia anche un orientamento alla libera professione molto significativo. Il 38,6% degli studenti che dopo il diploma intendono cercare un lavoro vuole esercitare la libera professione, nonostante pochissimi (solo il 3%) siano figli di periti già affermati e nonostante le riserve che una gran parte di essi hanno espresso nei confronti della capacità della scuola secondaria di prepararli per questo sbocco lavorativo.
Anche sul piano economico i diplomati ITI non possono lamentarsi: 1.023 euro in media per il perito contro le 1.414 euro per l’ingegnere. Un divario non certamente enorme a dimostrazione di quanto la figura del tecnico intermedio sia importante e valorizzata nelle organizzazioni produttive.
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