Tar del Lazio: anche i docenti precari possono accedere ai concorsi riservati ai prof in ruolo

docenti precari

Anche gli insegnanti precari potranno accedere ai concorsi per diventare dirigenti scolastici: a stabilirlo è una sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso presentato da due docenti precari in merito alla loro esclusione dal concorso per presidi del 2011. Con questa decisione, il Tribunale Amministrativo del Lazio ha equiparato di fatto l’esperienza lavorativa acquisita da un docente non in ruolo a quella analoga di un insegnante assunto in ruolo, in conformità con quanto suggerisce la normativa europea in materia.

A ricostruire la vicenda è stato il sindacato Anief: nell’estate del 2011 viene bandito il concorso per diventare dirigente scolastico attraverso il D.D.G. del 13 luglio 2011: sono 2.386 i posti messi a disposizione. Due i requisiti d’accesso: il possesso del diploma di laurea ed essere insegnante di ruolo da almeno cinque anni. Le insegnanti presentano comunque la domanda di ammissione al concorso. Nelle settimane successive ottengono un’ordinanza cautelare confermata dal Consiglio di Stato che autorizza l’accesso con riserva alle prove preselettive, agli scritti e agli orali. Il ricorso viene accolto e viene richiamata anche la giurisprudenza comunitaria della Corte di Giustizia. Con la sentenza 5011/2014, il Tar conferma che l’Italia non ha altra scelta che adeguarsi alle direttive UE: nel nostro ordinamento viene così accolto il principio comunitario di non discriminazione anche sui concorsi pubblici, finora richiamato nelle cause di lavoro sulla successione dei contratti a termine.

Le due docenti precarie, quindi, avendo vinto il concorso, adesso potranno diventare dirigenti scolastici a tutti gli effetti. Ma la sentenza potrebbe avere una eco ben più vasta dal momento che la questione sull’equiparazione dello stato di “precario” o in ruolo”, non solo nel settore scuola, è al centro del dibattito giurisprudenziale.

Soddisfazione nel commento del portavoce Anief, Marcello Pacifico: “Il tribunale regionale laziale dà ragione alla linea del sindacato. I giudici italiani non hanno fatto altro che prendere atto delle pronunce della Corte di Giustizia europea e così disapplicare la normativa nazionale. È la conferma che la precarietà lavorativa rimane un paradosso tutto italiano”.

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