Prima la Conferenza dei rettori, poi le università una ad una, e ora anche il CUN. Tutti gli attori del sistema universitario stanno alzando la voce contro il decreto di fine giugno che anticipa la manovra finanziaria e mette letteralmente in ginocchio l’università italiana.
Il Consiglio Universitario Nazionale, sotto la presidenza di Andrea Lenzi, si è incontrato ieri e ha diffuso la sua mozione sul testo più odiato degli ultimi tempi. Pur riconoscendo la necessità di diminuire l’indebitamento netto della amministrazioni pubbliche, il Cun si dice molto perplesso riguardo dei provvedimenti che preannunciano “un nuovo assetto di sistema di cui non sono rese esplicite le modalità, gli obiettivi e i possibili esiti”. E soprattutto, dopo il Convegno Cun del 18 e 19 giugno, in cui il ministro Gelmini aveva condiviso con rettori e docenti un modello ben lontano da quello prefigurato dal decreto, il Consiglio fa emergere tutta la sua perplessità.
Sotto accusa sono gli articoli “66 (turnover), 67 (.. contrattazione integrativa ..), 69 (progressione triennale), 72 (personale prossimo al collocamento a riposo) e 16 (fondazioni)” del decreto 112 del 25 giugno, che “mirano non a una effettiva soluzione, ma ad un semplicistico tentativo di rimozione dei problemi di funzionamento del Sistema Università e Ricerca”.
La mobilitazione insomma sembra tutt’altro che attenuarsi e lunedì 21 sarà la volta della Sapienza, il rettore Guarini infatti “ha indetto un’assemblea generale rivolta al personale docente, a quello tecnico amministrativo e agli studenti per approfondire l’impatto negativo che l’ultima manovra finanziaria approvata dal Governo avrà sul sistema universitario italiano”.
Manuel Massimo
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