Studenti in piazza per la giornata in ricordo delle vittime della mafia: “Diritto allo studio baluardo contro la criminalità organizzata”

Oggi più di 100mila studenti, da Brescia a Napoli, sono scesi in piazza per ricordare le vittime innocenti delle stragi e degli omicidi collegati alla mafia. Una mobilitazione che è partita anche dalle scuole e dalle università. “Ogni giorno lottiamo contro corruzione e soprusi”.

Da nord a sud oggi 100mila studenti e giovani scendono in piazza per la giornata di memoria e impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa, che ha visto mobilitarsi nelle piazze di tutta Italia, da Brescia a Napoli, punta a ribadire che la lotta contro ogni mafia deve partire da un modello di istruzione differente. “Il 21 marzo è una data che deve legare memoria e impegno. Non lasciare soli i familiari delle vittime innocenti di mafia è il primo passo per trasformare le tante battaglie di giustizia individuali in battaglie collettive per la giustizia sociale” dichiarano gli studenti di scuole e università presenti in piazza”.

“La crisi pandemica ha evidenziato con forza come le diseguaglianze economiche e sociali insieme al legame mafie-politica-economia siano tra i principali strumenti attraverso i quali le mafie si radicano e rafforzano sui territori”, osserva Arianna Petrosino della Rete della conoscenza, tra le realtà organizzatrici delle manifestazioni che si stanno svolgendo nelle varie piazze italiane.

“Nelle scuole e nelle università combattiamo la mafia ogni giorno – dichiara Lorenzo Morandi, coordinatore nazionale di Link coordinamento universitario – perché il diritto allo studio, universale e garantito a tutte e tutti, è il nostro unico strumento per non finire nelle mani della criminalità, e senza conoscenza non possiamo dare un altro modello di sviluppo ai nostri territori. Insieme a Libera ci stiamo interrogando su strumenti che possano contrastare gli atteggiamenti mafiosi e la corruzione nelle università, che si nascondono negli appalti, nei meccanismi amministrativi, e provano a insinuarsi anche nella comunità accademica”.

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