Studenti a lezione di tiro a segno? In Veneto non è una novità: il caso della scuola di Vicenza

Nel 2018 l’istituto tecnico “Almerico da Schio” finì nella bufera proprio a causa del corso per insegnare ai propri studenti a sparare al poligono. Fu una mamma, che avrebbe dovuto firmare un’autorizzazione, a sollevare la polemica.

Che sia stata una ricostruzione fasulla (come sostiene il sottosegretario Fazzolari che ha presentato smentite e annunciato querele) o ricostruzione autentica (come ribadito oggi in un editoriale dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini) l’idea di introdurre corsi di tirassegno a scuola non è una novità nello scenario scolastico italiano.

La polemica del 2018

Come ricorda oggi proprio La Stampa, nel 2018 aveva fatto molto discutere il caso dell’istituto tecnico “Almerico da Schio” a Vicenza. I vertici della scuola veneta, infatti, finirono in una vera e propria bufera mediatica visto che la scuola chiedeva ai propri studenti di partecipare a lezioni al poligono. Una proposta che assomiglia tanto all’ “idea” che avrebbe avuto il sottosegretario Fazzolari e che ha smentito ufficialmente.

Imparare a sparare faceva curriculum

Nel caso della scuola vicentina si trattava di vere e proprie lezioni curricolari visto che la bravura degli studenti nel centrare i bersagli veniva valutata con un voto (così come avviene come con qualsiasi altra materia, compito in classe o interrogazione) che avrebbe influito sul giudizio in pagella.

Il caso scoperto da una mamma

A sollevare la questione, ricorda sempre La Stampa, era stata la mamma di uno studente che si era vista recapitare a casa un’autorizzazione da firmare da parte dell’istituto scolastico. Le lezioni al poligono, si scoprì più tardi, erano una vera e propria tradizione per quella scuola con tanto di reclame anche sul sito web. Si trattava di un corso composto da quattro lezioni, obbligatorio per gli studenti di prima e seconda dell’indirizzo commerciale.

“Intervenga il Governo”

Intanto con una interrogazione ai ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Filiberto Zaratti ha chiesto una smentita ufficiale dell’ipotesi di introdurre corsi di tiro nelle scuole italiane. “Dopo le affermazioni del sottosegretario Fazzolari. Sebbene quest’ultimo abbia già smentito le sue parole, visto l’allarme che hanno suscitato in vasti settori della società che temono una scivolata negli istituti scolastici, sarebbe bene avere una voce ferma dal Governo che non lasci dubbi. Inoltre – prosegue Zaratti, – ci preoccupano alcuni dati: 1.222.537 sono le licenze di porto d’armi in corso di validità per tutte le categorie, 543.803 di uso sportivo, 600mila di cacciatori, 33mila guardie giurate e 12.500 sono le persone che hanno un porto d’armi per difesa personale e si stima che ci siano in circolazione almeno 10 milioni di pistole: una ogni 6 persone, bambini compresi. Queste cifre impressionano da sempre i sindacati di polizia che denunciano la facilità ad avere un semplice nullaosta per acquistare in una qualsiasi armeria fino a sei fucili, due pistole e 1.500 proiettili. Chiediamo perciò procedure più stringenti”.

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