Tre anni e dieci mesi di carcere, con la possibilità di scontare la pena in regime di detenzione domiciliare: questa la condanna inflitta dal tribunale di Cuneo a una professoressa di scuola media, accusata di abusi sessuali su minore e atti persecutori. I giudici non hanno creduto alla tesi difensiva di un rapporto alla pari tra l’insegnante, classe 1981, residente a Savigliano, e un quattordicenne che le era stato affidato durante una docenza di sostegno. Per la donna, all’epoca 36enne, la procura aveva chiesto una condanna a sette anni.
Secondo il pm avrebbe plagiato il suo protetto fino a indurlo ad accusare la madre di inesistenti maltrattamenti, solo per passare una notte insieme alla prof-amante. Una prassi, quella di recarsi a casa dell’insegnante, ripetutasi durante tutte le vacanze di Natale, in teoria perché l’adolescente doveva preparare da privatista l’esame di terza media. Più tardi sarebbe arrivata la scoperta di foto e messaggi hard sul telefonino, da parte della madre di lui. La relazione sarebbe andata avanti per mesi, un’infatuazione che aveva indotto la donna a tatuarsi il nome dell’allievo.
L’accusata ha ammesso in aula i rapporti sessuali, collocandoli però in un periodo successivo, quando i due non erano più alunno e docente. Nella sentenza di primo grado è disposto anche il pagamento di 30mila euro alla parte civile, a titolo di risarcimento. L’insegnante, sospesa e poi rientrata in servizio, è stata dichiarata interdetta in perpetuo da incarichi in scuole di ogni ordine e grado.
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